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lunedì 6 luglio 2015

Incontro Banca d'Italia-confidi del 1° luglio: la comunicazione di Leonardo Nafissi (Fedart-Assoconfidi)

Dall'ultima newsletter di Fedart Fidi riprendo la sintesi della comunicazione fatta dal direttore di Fedart Leonardo Nafissi all'ormai noto incontro del 1° luglio (qui i materiali e qua il mio primo commento), in rappresentanza del Comitato tecnico di Assoconfidi. Nafissi ha focalizzato l’attenzione su alcuni punti, invitando la Banca d’Italia a una comune riflessione. Ecco i punti evidenziati con le mie sottolineature (cito):
  • I Confidi di maggiori dimensioni hanno dovuto seguire un percorso molto serrato di adeguamento al nuovo status di intermediari finanziari, quindi è da ritenere che il giudizio espresso dalle ispezioni di vigilanza sia complessivamente soddisfacente;
  • Il futuro del sistema rimane tuttora incerto, specialmente per le strutture con un volume di attività finanziaria compreso tra 75 e 150 milioni di euro. Basti pensare al D.M. Organismo, che non è stato tuttora pubblicato, alla riforma prevista dalla Legge Delega, per cui è ancora in corso l’iter parlamentare, l’effetto spiazzamento generato dal Fondo Centrale di Garanzia. Questo mutevole quadro di riferimento rende difficile elaborare piani di attività per il futuro;
  • Il sistema condivide la necessità di una razionalizzazione attraverso una nuova fase di fusioni, ma queste richiedono tempi non sempre adeguati a quelli fissati dalla normativa. Oggi il Fondo Centrale di Garanzia non è competitivo per i Confidi, come dimostra la forte riduzione dei volumi operativi nel 2014. È indispensabile rifondare una nuova filiera della garanzia: su questo i Confidi chiedono il supporto di tutte le Istituzioni pubbliche;
  • I Confidi devono porsi l’obiettivo dell’efficienza, ma non solo. Per svolgere al meglio la mission di supporto alle PMI, oggi il sistema ha rettifiche maggiori dei costi tipici, pertanto ha bisogno di una adeguata contribuzione pubblica. Anche per far fronte a questa criticità occorrerebbe intervenire sul Fondo Centrale di Garanzia.
  • L’ultimo punto riguarda proprio la contribuzione pubblica. Sarebbe opportuno un intervento della Banca d’Italia che orientasse i soggetti pubblici verso strumenti imputabili al patrimonio di vigilanza dei Confidi.
Tutte questioni gravi quelle sollevate da Leonardo Nafissi.
Lette così, viene da pensare che per ottobre i confidi non potranno elaborare dei piani assestati e convincenti (ancor di più dopo l'esito del referendum greco che potrebbe far traballare anche le perdite sul portafoglio di tesoreria, unica voce che nel 2014 ha dato soddisfazioni in conto economico).
Giustamente l'Associazione delle Federazioni fa appello alle Istituzioni e alle Autorità affinché intervengano sulle strozzature dell'attuale filiera, o almeno ne tengano (le seconde) conto quando metteranno di nuovo i confidi sotto esame.
E i confidi che fanno? Sperano che gli appelli siano ascoltati?
Forse si potrà mettere nei programmi di attività la dote di fondi che arriverà dal Fondo Pmi ex legge di Stabilità 2014, anche se dubito che i soldi veri arrivino per ottobre.
Temo che non basti.
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16 commenti:

Anonimo ha detto...

Ai confidi serve uno Tsipras che faccia saltare le regole capestro e gli utlimatum. Ne abbiamo le tasche piene più dei greci.

Anonimo ha detto...

Il prof. Gai potrebbe essere un ottimo Varoufakis (con un po' di palestra)

Anonimo ha detto...

E se, come sembra, l'Europa imponesse limitazioni ai Confidi Regionali come sembra?
Da voci di Bruxelles si parla del sistema Confidi italiano sotto "monitoraggio"..
Vuoi vedere che Mario Draghi ci ha messo lo zampino?

Anonimo ha detto...

Cioè ? Limitazioni in che senso?

Anonimo ha detto...

Adesso anche l'Europa viene a dire la sua? Presumo in tema di aiuti di Stato.
Sarebbe interessante saperne qualcosa di più.

Anonimo ha detto...

Alcune considerazioni direttamente sulle parole evideniziate:
1. è da ritenere che il giudizio espresso dalle ispezioni di vigilanza sia complessivamente soddisfacente: ne siamo sicuri, a me sembra il contrario, qualche bocciatura importante, una tirata d'orecchio diffusa e alcune pacche sulla spalla ma più per l'impegno che per l'effettivo risultato finale.
2. Questo mutevole quadro di riferimento rende difficile elaborare piani di attività per il futuro: prima di esprimersi guardarsi allo specchio. Chiediamo con insistenza aiuti e contributi pubblici, stiamo attendendo 225 milioni e non vogliamo dimostrare di avere non dico le idee chiare ma tanto meno una progettualità su dove si sta andando? Domanda ma da padri di famiglia dareste soldi ad un figlio che non vi da una vaga idea su come li vuole spendere?
3. nuova fase di fusioni, ma queste richiedono tempi non sempre adeguati a quelli fissati dalla normativa: la politica ha ben altri tempi.. ma sopratutto ben altri costi e il problema delle fusioni è trovare le poltrone ed i parcheggi per tutti.. come si fa ha chiedere a banca d'italia di assecondare tale processo?
4. oggi il sistema ha rettifiche maggiori dei costi tipici, pertanto ha bisogno di una adeguata contribuzione pubblica: questo passi.. ma quando i costi di struttura senza le rettifiche sono maggiori dei ricavi qualcosa non torna. I contributi e le agevolazioni sono per facilitare le PMI o per creare posti di lavoro e poltrone?

Sarà l'esate, il caldo ma mi sembra che il mondo dei confidi perda sempre l'occasione per guardarsi dentro e provare a ripartire invece che polemizzare sull'ovvio.

E' troppo duro dire che lo scenario ipotizzato prevede forse massimo una 20 di soggetti e che se questi non siano un qualcosa di effettivamente utile (al di là di service su MCC) nel rapporto banca impresa non hanno nemmeno senso di esistere questi 20???

Anonimo ha detto...

I confidi servono per creare posti di lavoro e poltrone.

Anonimo ha detto...

Finalmente lEuropa si accorge degli aiuti di Stato erogati ai Confidi e non alle pmi

Anonimo ha detto...

Gai,Gai,Gai...vogliamo Gai e Ignazio allla guida dei confidi!!!

Anonimo ha detto...

Ignazio chi? Visco o La Russa?

Daniele Castagna ha detto...

Non ne parlate mai ma ci sono molti intermediari finanziari (no confidi purtroppo) che si sono resi conto che la maggior parte dei costi e dei rischi operativi elevati si annidano dietro l'inefficienza dei sistemi informativi che sono frammentati e obsoleti.

- Un gestionale per la contabilità
- Un gestionale per le garanzie e insoluti
- Un gestionale per l'AUI
- Un gestionale per la CR
- Elaborazioni tramite access e report in Excel mostruosi e complicati
- Interfacce gravose e mancanza di automatismi
- mancanza di blocchi operativi
- Dati residenti su più Data Base
- Doppi data entry etc.

..potrei continuare all'infinito

Insomma un medioevo informatico basato ancora su AS/400 e Java...


http://www.information-age.com/industry/uk-industry/123459769/it-sits-heart-inefficiencies-costing-each-uk-business-average-salary-study

Daniele Castagna ha detto...

NB: vedo solo commenti anonimi. Mah?

Sicuri di non essere in Cina?

Anonimo ha detto...

@Daniele, c'è un clima di preoccupazione, tante questioni da affrontare che ancora non si sa come risolvere.
Per trovare soluzioni sarebbe utile discuterne tra colleghi, ma prevalgono i timori di rivelare debolezze o criticità, oltre all'autoreferenzialità e alle gelosie reciproche che caratterizzano la governance di molti confidi (non altrettanto il management, ma non sono i manager a dettare la linea).
Per questo c'è molto silenzio, interrotto da qualche esternazione anonima.

Anonimo ha detto...

Sfatiamo anche un mito.. siamo sicuri che nei confidi ci siano parecchi manager?? mi sembra una contraddizione di termini. Manager vuol dire obiettivi e risultati e programmazione..

Quello che vedo invece sono per lo più società padronali dei direttori generali che in alcuni casi sono bravi gestori, in altri un po' audaci, in molti prestati dalla politica ed a questa servi..

sapio ha detto...

Parliamo sempre di Confidi mentre ci sono argomenti economici interessantissimi che trascuriamo. Per esempio perchè il debito italiano è aumentato in maggio di 23 mld? Le spiegazioni di BdI non mi convincono.

Anonimo ha detto...

finchè qualcuno non avrà il coraggio di licenzierare metà dei dipendenti della pubblica amministrazione non se ne esce!!