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sabato 1 febbraio 2014

Disegno di legge delega per la riforma del sistema dei confidi, il testo in anteprima

Sul sito del Senato non c'è ancora [quando ho scritto questo post, è arrivato dopo l'ho visto oggi 15 febbraio] ma circola già il testo del disegno di legge delega per la riforma del sistema confidi che annunciavo in un post recente. Qui la versione che ho potuto avere in visione (è stata messa a disposizione anche da Fedart Fidi nel forum Linkedin). Che dire? Il disegno di legge esprime una serie di istanze (ispirate da Assoconfidi) del tutto condivisibili. Ma siamo sicuri che questo sia lo strumento adatto per realizzarle?

Ma prima ancora mi domando: che cos'è il "sistema confidi" su cui dovrebbe intervenire il Decreto legislativo delegato? Nella bozza di legge delega sembra che esista un sistema confidi che ha bisogno di essere soltanto razionalizzato. Si fa riferimento a una realtà unitaria, con tanti meriti, e di cui c'è tanto bisogno. Falso, vero in parte, vero.
Questa realtà composita è stata già riformata (insieme con gli altri intermediari finanziari) nel 2010, col Dl 141, che aspetta ancora di essere attuato. Non si è fatto quasi nulla: i confidi vigilati sono ancora iscritti all'Elenco speciale 107, la soglia relativa è ancora 75 milioni. Non è ancora istituito l'Organismo gestore dei confidi minori, e per come se ne è parlato c'è da dubitare che quando sarà istituito introduca qualche forma di supervisione. Nel 2013 sono stati cancellati due confidi dall'Elenco speciale.
Chiaramente ci sono dei problemi nel quadro regolamentare vigente, quindi va bene parlare di una nuova riforma. Ma qualcosa sul pregresso servirebbe dirla nella proposta. Ad esempio: il modello dei vigilati attuali è insostenibile, torniamo ad un'unica tipologia di confidi "diversamente vigilati". Allora tutto il resto ha senso, a cominciare dalle istanze di semplificazione per i principi di "proporzionalità e specificità". Ma se i confidi "maggiori" rimangono intermediari vigilati ai sensi delle leggi in vigore e della normativa secondaria della Banca d'Italia, come si fa ad attuare la delega? E' ovvio: si usa ancora l'approccio del legislatore-fromboliere che va a espungere o integrare col pennarello pezzi di istruzioni di Vigilanza (magari condizionate ad accordi internazionali).
In realtà il Ddl ha nel titolo la "riforma del sistema", ma in realtà non prevede alcun intervento strutturale. Gli aspetti menzionati sono specifici e contingenti: si parla di facilitare e disciplinare gli aiuti alla patrimonializzazione dei confidi, semplificare le procedure e gli adempimenti, valorizzare le garanzie, studiare l'impatto sulle economie locali.
 Ribadisco che non è possibile attuare queste intenzioni con un intervento legislativo unitario in un sistema balcanizzato come quello attuale. Ma anche se lo fosse, dubito che il Governo possa produrre qualcosa di meglio delle azioni (vere o virtuali) per la capitalizzazione già introdotte dalla Legge di stabilità. O diamo per scontato che anche quella misura resterà sulla carta? Intendo il fondo alimentato con 225 milioni da FCG, dato che l'altro fondo è di fatto il nuovo involucro dei contributi che le Camere di commercio già danno ai confidi.
Alla proposta di Assoconfidi, che i firmatari del Ddl hanno fatto propria, io rispondo con una controproposta: prendete i punti su cui chiedete al Governo nuove norme, uno ad uno. Specificate per ciascuno una serie di problemi concreti, e di interventi che li possono risolvere. A questo punto, domandatevi: quali di questi interventi li possiamo già mettere in campo noi, senza bisogno di modifiche normative? Non da soli, naturalmente, coinvolgendo i partner della mitica "filiera della garanzia". Fare qualcosa, portare a casa dei risultati. Crescere così in credibilità.
Non fate aggiungere un altro strato di normativa programmatica destinata a rimanere lettera morta.

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