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venerdì 19 ottobre 2012

Francia: al varo la Banque Publique d'Investissement

Anche sulla nostra stampa (vedi Sole 24 ore) si parla oggi del lancio, in Francia, di un nuovo intermediario creditizio pubblico per le Pmi, la Banque Publique d'Investissement (BIP) sul modello della KfW tedesca.

A dire il vero, leggendo anche la stampa francese (vedi scheda su Le Monde), pare che il progetto sia ancora da articolare nelle sue linee di attuazione. La BIP era una delle promesse elettorali anti-crisi dell'allora candidato presidente Hollande. Le notizie parlano di una potenza di fuoco della nuova banca di 42 miliardi di euro, 20 per prestiti diretti, 12 per garanzie creditizie e 10 per apporti di equity. La BIP nasce come arma di attacco, non di difesa: si vuole rafforzare l'offerta di finanziamenti alla Pmi francesi, specialmente per l'export. Il controllo sarà metà dello Stato e metà della Caisse des dépôts e consignations (omologa della nostra Cassa Depositi e Prestiti). La raccolta sarà alimentata dal risparmio postale, e in particolare da speciali libretti di risparmio a medio termine (Livret de développement durable).
Ehi, amici, non notate qualche parallelo con la Banca del Mezzogiorno (a parte la vocazione territoriale)? Non è un caso: nel nuovo manifesto politico dell'ex Ministro Tremonti (ispiratore della banca del Sud) è in primo piano la costituzione di una banca pubblica per l'economia sull'esempio della KfW tedesca.
A proposito, le Poste Italiane, per far decollare la Banca del Mezzogiorno, hanno rilevato il Mediocredito Centrale, nato nel 1952 (la KfW è del 1948) con l’obiettivo di assicurare i programmi di erogazione delle agevolazioni pubbliche e sviluppare servizi di supporto alle imprese sostenendone l’espansione all’estero. Negli anni successivi la mission di MCC è evoluta, specialmente dopo lo smantellamento della rete degli istituti speciali di credito industriale conseguente al TUB del 1993. Con la confluenza nel progetto di banca del Sud MCC aveva riscoperto la vocazione orginaria.
Adesso l'antica via creditizia allo sviluppo governata da soggetti pubblici, vituperata negli anni novanta, sembra tornata di moda. Che serva un sostegno rafforzato alle Pmi, chi lo può contestare. La questione è come rafforzarlo, con questa economia reale, questo sistema bancario, questa finanza pubblica, questa capacità di risparmio interno. Ci vogliono idee nuove. Un MCC rigenerato col pretesto di imitare la KfW, come sessant'anni fa, può servire, ma tutto dipende da chi lo fa funzionare, e come.
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7 commenti:

Serendopito ha detto...

Condivido Professore.
Le idee passano sulle gambe delle persone...

Anonimo ha detto...

...a volte anche sotto le gambe....

Sapio ha detto...

In Italia c'erano già le banche di investimento: IMI etc. ma BdI le ha distrutte per evitare "la doppia intermediazione" dell'emittente obbligazioni di raccolta e del collocatore (banca con sportelli). Ora è stata interrotta persino la trasmissione dell'esperienza operativa necessaria alla gestione. Bisogna comunque mettersi in mente che il credito a medio-lungo termine costa di più di quello a breve.
Quanto alla mitizzata pregressa esperienza italiana dello MCC semplicemente non esisteva: il suo portafoglio di credito industriale era piccolo, persino più piccolo dell'incorporato MC di Roma. Al contrario MCC aveva (ed ha anche oggi) esperienza di gestione di agevolazioni statali.

Anonimo ha detto...

@Sapio, MCC nasceva come agente di provvista dei Mediocrediti regionali e del credito industriale in genere. Faceva operazioni di rifinanziamento, esattamente come la KfW tedesca. Nel tempo (la storia di MCC è lunga, tengo a ricordare nel post) questa parte di operatività ha perso importanza.

Gigi ha detto...

Corsi e ricorsi... affezionarsi alle idee (ideologie, di mercato o meno) è facile. Conta quello che funziona.
Prima di tutto per il bene pubblico "fiducia", senza il quale nessun mercato è possibile, poi per sostenere direttamente l'economia con finanziamenti e garanzie.
Il mercato ha fallito, ma non in tutto. Lo stato ha fallito, ma non in tutto.
Se dovessi sintetizzare la mia filosofia economica con uno slogan direi: più stato (più sostegno ai beni pubblici: fiducia, crescita, occupazione) e più mercato (più libertà di agire).

Serendopito22 ha detto...

Gran bella Filosofia. Ci piace.

Anonimo ha detto...

Faber est suae quisque fortunae