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sabato 25 agosto 2012

Unioncamere e Assoconfidi: dall'Accordo-quadro alle Linee guida

Nel febbraio 2012, Unioncamere e Assoconfidi avevano sottoscritto un documento congiunto nel quale si sostenevano quattro principi cardine ai quali adeguare l'azione camerale ai favore dei confidi (rafforzamento patrimoniale, razionalizzazione del sistema Confidi, armonizzazione delle regole, finalizzazione delle risorse camerali). Nel luglio 2012 (come mi segnala un gentile visitatore) gli stessi soggetti hanno approvato delle Linee guida per agevolare la concessione del credito alle medie, piccole e micro imprese.
In questo recente documento, si compiono dei progressi nella raccomandazione alle Camere di commercio di criteri e pratiche efficaci e conformi ai diversi vincoli normativi.
Consiglio di leggere il testo. Segnalo l'attenzione degli estensori su alcuni punti:
  • il rispetto delle linee guida dell'Autorità per la concorrenza, che impongono di non mettere nei bandi filtri legati a criteri soggettivi (tipicamente la "località" della sede, degli amministratori o dei soci); si consiglia di perseguire lo stesso scopo di controllo della destinazione degli interventi con meccanismi premianti basati su criteri oggettivi (volumi sviluppati a favore delle imprese locali, relativo incremento, qualità del credito garantito, leva attivata, efficienza gestionale e costo della garanzia, contenuto di servizio);
  • rispetto al tema della patrimonializzazione, nel caso dei confidi 107 si indica come prioritario l'intervento sul patrimonio di vigilanza; in proposito si analizzano le varie opzioni consentite dalla normativa (partecipazione della Camera al capitale sociale, contributi destinabili a riserve patrimoniali, sottoscrizione di strumenti ibridi o passività subordinate); riguardo ai 106 si giudica ancora attuale (e di fatto equivalente) l'apporto ai fondi di garanzia; si sconsiglia (correttamente) il ricorso a fondi di riassicurazione, ineleggibili a fini di Vigilanza; si sottolinea infine come i contributi ad abbattimento tassi siano del tutto ininfluenti rispetto alla capacità di assunzione di rischio del confidi, e quindi debbano essere utilizzati congiuntamente agli interventi per la patrimonializzazione (in senso lato), se si vuole sostenere l'attività principale degli stessi confidi;
  • riguardo alla razionalizzazione del sistema, si ribadisce l'esigenza di un'ulteriore fase di aggregazione tra confidi sia mediante fusioni sia mediante forme "morbide" come i contratti di rete; si riconosce l'utilità di contributi camerali a sostegno di programmi di riassetto strategico e organizzativo.
Queste Linee guida sono indubbiamente un passo avanti nella comprensione e nella condivisione dei problemi. Se gli enti camerali ne terranno conto, si potranno ridurre farraginosità, frammentazione e contenzioso amministrativo.

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22 commenti:

Sapio ha detto...

La leva come fattore di valutazione? Così basta che un soggetto garantisca, magari gratuitamente, l'1% di un portafoglio e balza al primo posto.

Sapio ha detto...

Non è stato esaminato l'aspetto degli "Aiuti di stato" al funzionamento del soggetto Confidi. Non è corretto pensare che un aiuto ad un Confidi sia un aiuto alle imprese assistite. Un esempio di aiuto alle imprese assistite sarebbe un contributo in conto interessi e non un contributo ad un Confidi nella speranza che lo giri alle imprese.
Si torna sul concetto di leva che è invece una illusione matematica. Si potrebbe parlare di leva solo qualora si dimostrasse che la concessione della garanzia ha condizionato la concessione del credito. E' il tasso, che deve essere remunerativo per la banca, che condiziona il credito non la garanzia.

Sapio ha detto...

Ci sarebbero alcuni aspetti importanti da trattare 1) le banche (quasi tutte) non sanno fare la sostituzione di ponderazione garantito con garante. E' su questo che bisogna insistere. Ma 2) anche se lo sapessero fare ora la garanzia 107 ha ponderazione 100% quindi è inutile, e allora 3) a cosa serve che un Confidi diventi ora un 107 se è inutile?

Anonimo ha detto...

Sapio, è soltanto questione di semplificare, fare chiarezza. Un solo tipo di confidi, vigilato, non due, di cui un tipo vigilato con vantaggi di ponderazione virtuali (come giustamente sottolinei) e un tipo semivigilato.

confidivda ha detto...

Ho la sensazione che per quanto attiene il processo evolutivo che si e' voluto adottare sui confidi stia miseramente fallendo. Mi chiedo veramente il perché di confidi 107 che comporta (per oltre 50 confidi ha comportato) investimenti ingenti per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano! Nessun vantaggio per le imprese aderenti ad un 107 rispetto a quelli aderenti ad un 106. Le banche continuano a gradire le garanzie dei 106. 106 che operano sul mercato nel rispetto delle regole, sottoposti a controlli (collegio sindacale, società di revisione, in attesa,senza remore, dell'Organismo). Ripeto, perché 107? A che pro? Nessun vantaggio in ambito di accesso al credito (ripeto le banche continua a gradire garanzie dei 106) ne tantomeno minori tassi per le imprese (come sappiamo effetto ponderazione 107 azzerata).

Anonimo ha detto...

@confidivda: la sua constatazione è fondata; non soltanto il sistema confidi, tutto il sistema che gravita attorno all'intervento pubblico ha tirato a campare per un decennio, senza innovare, senza investire, spendendo le risorse liberate dal calo della spesa per interessi. Chi aveva la mano sui rubinetti della spesa era il deus ex machina. Con questa considerazione amara possiamo star qui a mangiarci le mani per i prossimi dieci anni (ma dov'eravamo quando si faceva quella gestione allegra e spensierata?).
Tornando ai confidi: dal passaggio a 107 difficilmente si torna indietro. La coesistenza tra 107 e 106 è oggi un fattore di confusione, iniquità di trattamento, dispersione di forze. L'atteggiamento delle banche non aiuta: ho la sensazione che il sistema bancario non abbia una linea strategica rispetto ai confidi. E' l'immagine allo specchio della mancanza di strategia unitaria che c'è nel mondo confidi.
Per questo sono giunto all'idea del "tutti 107". Per livellare il terreno di gioco, e affrontare le questioni sul tappeto alla luce del sole, sistematicamente e concordemente. Tra le questioni, anche quella del costo dell'essere vigilati. E' un problema pesante perché pochi confidi lo hanno affrontato prima di domandare l'iscrizione all'elenco speciale, e sono andati in ordine sparso. Ritengo che con interventi sull'organizzazione si possano realizzare delle economie, e che la Banca d'Italia possa premiare la buona volontà con qualche potatura degli adempimenti (non tanto del cosa, ma del come). Non abbiamo il tempo e le energie per progettare e mantenere due ordinamenti e due sistemi di garanzia collettiva, uno vigilato e uno quasi. Tutti 107!

David ha detto...

Il vantaggio di essere 107 consisterebbe nell'avere maggiori margini di operatività (non solo garanzie a favore di PMI)!

Anonimo ha detto...

Se il legislatore consentirà ai pochi Confidi 107 che resteranno sul mercato di effettuare anche raccolta diretta e marginale, alla stregua di una Banca, forse questo mondo potrà avere un futuro. In caso contrario, anche alla luce dei contenuti della recente riforma pro ABI del FCGPMI, non vedo all'orizzonte grandi prospettive.

confidivda ha detto...

Mi permetto di dissentire sul TUTTI 107. A mio avviso, invece, occorrerebbe ragionare sulla possibile integrazione tra i due modelli. Ritengo che i 107 dovrebbero essere esclusivamente grossi players (intendo grossi tipo Eurofidi, ACT, Italia Comfidi ecc..) per cui il legislatore dovrebbe innalzare la soglia di Volume attività finanziarie oggi prevista a 75 mln (soglia a mio avviso ridicola, che si è dimostrata una vera rovina per molti Confidi che si trovavano appena sotto soglia o poco oltre che oggi stanno annaspando e non poco). A questo punto i grossi players (magari con partecipazioni pubbliche), dotati di strutture e processi bancari, con le risorse necessarie per fronteggiare gli ingenti oneri della Vigilanza, potrebbero fungere anche da catalizzatori di risorse pubbliche (perché non rendere esclusivi, cioè solo a favore dei Confidi, i fondi che oggi il MEF dirotta sul FCG e che le banche erodono con estremo piacere sottraendo le risorse ai Confidi e quindi alle imprese ad essi aderenti?). A questo punto avremmo pochi grandi players accentratori di risorse pubbliche che potrebbero fungere da Enti controgaranti per i 106. I 106, pertanto, con le loro dimensioni, small (premesso che sono assolutamento contrario ai Confidi che operano con 1-3 unità..) più appropriate a presidiare il territorio (non dimentichiamoci che arriviamo da lì) potrebbero continuare a mantenere il rapporto con le impese del territorio e soprattutto a mantenere lo status di società con finalità mutualistica (Chiaro che i Confidi 106, come detto, dovranno essere sottoposti ad un minimo di controlli. Sono favorevole all'Organismo, purché si riveli una cosa seria e non, come spesso accade in Italia, un carrozzone ciuccia denari). Infatti, occorre dirlo, che attinenza c'è tra il Confidi 107 e la finalità mutualistica. A mio avviso nessuna. I 107 di oggi, per come gli ha condannati il legislatore, sono costretti a rincorrere il cliente A TUTTI I COSTI, altrimenti rischierebbero la capitolazione! Non ce la fanno a sorreggersi in piedi con i costi fissi a cui sono sottoposti. E questo non può che ingenerare il tipico aumento di rischio del proprio portafoglio. Io non vedo una finalità mutualistica se il primo ad avere l'interesse è il Confidi e non l'impresa. E poi esiste un nesso tra i bilanci IAS e la finalità mutualistica? Ricordiamoci i vantaggi fiscali riconosciuti ai Confidi per la loro finalità mutuale! E se qualcuno si accorgesse che di mutuale non c'è proprio più nulla negli attuali Confidi 107? sarebbe come appoggiare la biglia d'acciaio sulla barchetta di carta che galleggia sull'acqua...

Anonimo ha detto...

@confidivda: grazie prima di tutto dell'input iniziale e di questa ripresa. Contiene molti spunti di esperienza da considerare con grande attenzione. Sulle conclusioni è chiaro che non siamo d'accordo, ma non è un problema. Provo ad argomentare meglio la mia posizione.
Quante forme societarie e assetti normativi sono previsti per le Banche popolari? E per quelle di credito cooperativo? Uno per tipo, mi pare. La vigilanza è differenziata per dimensioni e complessità dell'intermediario, ma questo è un principio generale. Tutti redigono bilanci in base agli IAS. Le popolari meno, ma le BCC si appoggiano su strutture di sistema.
Perché per i confidi dovrebbe essere diverso? Sono tutti intermediari di natura mutualistica. I 107 non lo sono più? Non andrei a generalizzare, dato che in molti casi se andiamo a vedere molti 107 non fanno cose diverse da quelle che facevano come 106 due o tre anni fa. Anche i 106 possono approfittarsi della snellezza che li avvantaggia per interessi particolari, che con la mutualità ben poco hanno a che fare.
Provi a rileggere il suo commento: quante ipotesi, quante congetture, dovremmo fare così, c'è il rischio che diventi cosà, la ricetta della mutualità non prevede gli IAS, se, ma, forse ... Sono dieci anni che sento decine di discorsi del genere. Ognuno ha il suo modello, la sua piramide di soggetti a due, tre, quattro livelli. Basta! Il sistema confidi ha avuto anni per elaborare una strategia, non l'ha fatto, poi è arrivato l'alluvione della crisi. Se ci aspettiamo che ne esca con determinazione propria, viene notte fonda.
Ribadisco: tutti 107. Un input regolamentare chiaro ed omogeneo. Ci si adegua, e allora ha senso un piano straordinario di sostegno, ha senso battere i pugni sul tavolo con l'ABI o col MiSE. Il sistema si deve ricompattare, così com'è è non va da nessuna parte, anche se sta alla larga dagli IAS e dalla Banca d'Italia.

confidivda ha detto...

Grazie Professore.
in ogni caso la discussione è su basi piacevoli.
Ovviamente ognuno si crea opinioni anche sulla base delle proprie esperienze. Se sarà 107 per tutti, allora ci adegueremo. Se così non sarà, cercheremo di continuare a fare il meglio per le nostre imprese. Confermo, tuttavia, che reputo il 107, oggi, un embrione di fallimento. Magari il futuro sarà migliore...chissà.

Anonimo ha detto...

Ed i 155?!

Sapio ha detto...

Il futuro dei Confidi

Finita la tregua agostana si riaccende il dibattito sui Confidi. Ormai è chiaro, 50 Confidi 107 sono troppi ed il loro equilibrio economico è precario. Se operano a mercato, la doppia valutazione rende la garanzia troppo costosa per le imprese. Se distribuiscono agevolazioni in forma di garanzia (l’unica agevolazione rimasta, se e quando paga, è quella del FCG) sono spesso sfavoriti nella gara con la garanzia diretta Fondo-Banche. Che fare? Se si vuole operare a mercato i Confidi devono cambiar mestiere e diventare valutatori principali dell’impresa affidanda sostituendo le banche ed allegerendole dell’onere di istruttoria (business office). La dimensione limite 106-107 di 75 ME di garanzie (voluta dai rappresentanti di categoria perché BdI originariamente voleva 100 ME) è troppo bassa e dovrebbe salire a 250 ME e ci sarebbe spazio per uno, max due Confidi 107 per regione. I Confidi più piccoli, apprezzati dalle banche come intermediari e non come garanti, dovrebbero concentrarsi sull’attività di mediatori creditizi.
Invece come distributori di garanzie, i Confidi dovrebbero prima dimostrare l’efficienza ed efficacia della loro esistenza. Quale beneficio ne ricavano le imprese? A quali costi? La disponibiltà del Credito dipende dal suo costo corretto per il rischio non dalla semplice garanzia. Le banche stanno, come tutti, subendo l’effetto negativo del ciclo economico. Molte non “guadagnano più un euro” ma poche lo dicono. Ma i Confidi, organi della politica, perché fra l’altro, retrocedono parte delle commissioni alle associazione che a loro volta le retrocedono etc., attendono con le mani tese. Mai un’idea che sia diversa dal chiedere. Vero è che non sono i soli a comportarsi così.

Claudio R. ha detto...

Osservo che chiedere che tutti i Confidi diventino 107 equivale a chiedere che molti chiudano volontariamento o spintaneamente.

Anonimo ha detto...

Claudio R: non pensi che succederà o stesso lasciando andare le cose per inerzia, sia tra i 107 che tra i 106? E per evitarlo occorre prendere qualche iniziativa, mettere delle risorse. E ha senso dare in gestione le risorse, in tutti i casi, a chi ha guidato finora le strutture che si trovano in difficoltà?

Anonimo ha detto...

Giustamente e aggiungerei anche finalmente, la discussione si riaccende. Il periodo agostano è stato di una noia mortale(ovviamente solo nel senso di assenza di dibattito).
Io direi che il confidi, quello strutturato, patrimonializzato, efficiente ed efficace, che presidia e conosce il territorio, è già senza ombra di dubbio la vera banca o meglio la banca ombra. Quella che valuta ed investe.
Questa non è una visione futuristica, ma solo quella che si ha di un bambino prima che diventi uomo, perchè è sicuro che prima o poi diventerà un uomo.
Poi si può discutere del fatto che sia diventato un uomo nella forma ma non nella sostanza, ma comunque un uomo.
Il punto è quindi quello di incoraggiare questa crescita senza ostruirla.
Ben venga la proposta tutti 107, almeno solo i migliori rimarrano a galla. Verrano incentivate forme di cooperazione atte ad essere migliori ed il merito farà la sua parte.
Massimo due confidi 107 per regione, io alzerei ancora di più il tiro: 1 confidi 107 per regione che operi sempre e comunque con scopi mutualistici a servizio del territorio.
Se invece volessimo far venir meno la mutualità dell'Istituto allora, ben vengano 7 volte 7 confidi 107 per regione o anche per provincia o per comune.

Anonimo ha detto...

@Anonimo delle 10:37: agosto noia mortale; settembre e ottobre da brivido?
La mia proposta "tutti 107" non risponde a un modello astratto. Perciò non mi appassiono alle formule di assetto (un 107 per regione, massimo due - a proposito, sono regioni la Lombardia, così come la Valle d'Aosta e il Molise => ha senso applicare uguali strutture di offerta?). Non mi appassiono nemmeno al ricettario della mutualità, perché ci sono troppi cuochi che anno ciascuno il proprio dosaggio di 107, 106, numerosità, rapporto con le associazioni, con le banche, con le istituzioni e le risorse pubbliche. Tante scuole di nouvelle cuisine, creatrici di ricette che nessuno ha mai cucinato, né cucinerà mai.
Tutti 107 per me è un salto nell'ignoto, in parte. O meglio, un invito perentorio a mettere le carte sul tavolo, da parte di tutti. Poi speriamo che la maggiore conoscenza mostri la strada per diventare tutti confidi "strutturati, patrimonializzati, efficienti ed efficaci, che presidiano e conoscono il territorio". Ma per arrivare lì occorre saltare un crepaccio largo e profondo.

Anonimo ha detto...

Speriamo in un brivido...e speriamo anche di gettare il cuore al di là dell'ostacolo.

Sapio ha detto...

Un Confidi per Regione: deriva dal fatto che gli aiuti degli enti locali sono appunto "localizzati". E' chiaro che rimane il problema delle dimensioni dei Confidi delle piccole regioni. Mutualismo: è una finzione, non esiste una mutua di soli ammalati. Il termine serve solo a nascondere e nobilitare una semplice attività di distribuzione di risorse pubbliche con oscuri criteri clientelari. Moltiplicatore: un miraggio matematico (vedi teorema della mosca cocchiera, una garanzia dell'1% ha un moltiplicatore 100 ma non condiziona alcuna erogazione).

Sapio ha detto...

Il mio auspicio: un Confidi per regione che operi come le ex banche di credito speciale (ora abolite, ma con diffuso pentimento). Che emetta obbligazioni a medio termine, eroghi a medio termine impieghi baciati per tasso e durata oppure garanzie (assorbimento 8% e non 6%). Nessuna erogazione a breve. Preferenza alle start-up ed a chi riutilizza vecchi fabbricati in disuso.

Sapio ha detto...

Aggiungo: raccolta in primis fra le imprese. Se riuscisse sarebbe vero mutualismo.

Anonimo ha detto...

Sapio ha compreso molto del nostro mondo. Senza l'amplimento dell'attività tipica alla raccolta diretta e marginale tra le imprese socie non c'è futuro.