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lunedì 26 marzo 2012

Financial Times: le banche USA modello per l'Europa (?)

Secondo questo articolo del Financial Times, le banche statunitensi si sono riprese dallo tsunami della crisi molto meglio di quelle dell'eurozona. Il segreto sta nel modello orientato ai mercati mobiliari.
In particolare, il mercato USA dei corporate bond assorbe una parte importante del debito all'ingrosso, mentre in Europa larga parte del credito alle imprese passa dai bilanci delle banche. Con i problemi di scarsità di raccolta e di patrimonio, il modello europeo continentale è pesantemente svantaggiato. Negli USA i mercati azionari e obbligazionari coprono un ampio spettro di rischio e attraggono investitori professionali che cercano buoni affari. Può sembrare un paradosso, ma il mercato che meno ha sofferto dalla crisi in poi è quello dei titoli a basso rating delle imprese (high yield bonds) che nel 2009 ha attratto flussi ingenti di liquidità in fuga da impieghi liquidi poco redditizi o da titoli non meno rischiosi e più esposti a fattori sistemici (come i bond emessi dalle banche e poi dagli stati). Nei primi mesi del 2012 (vedi intervista a un bond manager dei fondi BlackRock) il comparto high yield ha beneficiato dello scampato pericolo di collasso dell'euro e della ritrovata propensione al rischio.
I gestori di fondi (ETF, mutual, hedge) non saranno dei simpatici benefattori, ma si prendono rischi con denari dei loro clienti, e facendo ricorso a debito in misura limitata. Pertanto assorbono rischio che altrimenti resterebbe sui bilanci delle banche. Anche questo meccanismo di scarico del rischio ogni tanto si blocca: ciò accade in presenza di corse verso la liquidità e la sicurezza. Alcuni gestori di fondi in questo caso si mettono in coda alla porta delle autorità chiedendo sostegno e aiuto. Questa accade nelle diverse forme di shadow banking attraverso le quali i mercati creano attività sicure e liquide (in apparenza) che però finanziano portafogli rischiosi o sbilanciati per scadenze. Esempi ne abbiamo avuti tanti: le SIV che immagazzinavano lo stock invenduto di titoli subprime, o anche i fondi di mercato monetario che investivano in titoli a breve delle banche toccate dalla crisi.
Andiamo cauti allora nel celebrare i sistemi orientati ai mercati, e occupiamoci di far funzionare meglio il nostro sistema, facendo pulizia nei bilanci degli intermediari. Per alleggerire gli attivi si possono far vendere titoli delle imprese direttamente agli investitori finali. Non è cosa che si fa dall'oggi al domani, e tutte le banche del mondo premono per farlo, a cominciare da quelle USA (secondo quest'altro articolo del Financial Times le banche globali avrebbero da dismettere 1 trilione - 1000 miliardi - di asset).
E in ogni caso, non deve diventare un esproprio del risparmio privato, una Parmalat al cubo. Stampa questo post

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