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sabato 25 febbraio 2012

Il grido di dolore di AssoConfidi Sicilia

Nino Amadore sul Sole 24 ore riporta il comunicato di AssoConfidi Sicilia sulla situazione dei confidi nella Regione. Le notizie non sono buone. Secondo l'associazione presieduta da Mario Filippello


...«nel corso del 2011 la contrazione dell'erogazione del credito è stata sensibile in tutti i settori e ha superato il 20% rispetto all'erogato alle imprese aderenti ai consorzi associati dell'anno precedente che era stato di 2,5 miliardi». In pratica sono venuti a mancare dal sistema creditizio isolano almeno 500 milioni. E ciò mentre i confidi di artigianato, industria e commercio hanno registrato un «aumento medio di richieste di credito di oltre il 25 per cento».
Ma non è tutto:
«La legge regionale 11/2005, che è intervenuta a riformare il settore dei confidi, prevedeva un intervento della Regione come contributo alle imprese per l'abbattimento degli interessi pagati sul debito – spiega Filippello –. Purtroppo dal 2007 a oggi le aziende non hanno visto un centesimo. In questi giorni sono stati emessi mandati di pagamento che intanto restano fermi in ragioneria solo per i contributi relativi al 2008: 8 milioni per 23mila imprese, un importo pari al 25% del dovuto a ogni singola impresa». Tolti gli otto milioni di cui sopra ammonta a quasi 142 milioni il debito che la Regione siciliana ha nei confronti delle imprese sul capitolo «contributi per abbattimento interessi»: per le altre annualità, spiegano i rappresentanti dei confidi siciliani, non è stato possibile nemmeno presentare le istanze per i problemi sorti tra l'assessorato regionale all'Economia e l'azienda che gestisce il sistema informatico.
L'articolo riferisce che l'assessore Armao ha convocato per venerdì prossimo i rappresentanti dei Confidi siciliani. In quella sede si farà il punto sui fondi che la regione dovrebbe destinare alla patrimonializzazione dei Consorzi (esiste già un articolo da inserire nella legge finanziaria della Regione che dovrebbe andare in aula a partire dal 20 marzo). Assoconfidi Sicilia lamenta lo scarso impegno della regione in punto di patrimonio, citando come esempio da seguire quello della Puglia.
Quanto ai contributi in conto interesse rivendicati da Assoconfidi, l'assessore Armao risponde:
«Non c'è copertura finanziaria e non si capisce chi ha preso l'impegno di versare questi soldi. Si tratta dell'ennesima eredità di una gestione dissennata della finanza regionale».
Dalla Sicilia non è tutto, c'è anche quest'altra notizia sulla creazione di un nuovo fondo di garanzia che bypassa i confidi ...
Che confusione! Questa stratificazione di interventi pubblici, che obbediscono a tante razionalità particolari, crea l'irrazionalità generale. Ma quello che sconcerta di più è l'ostinazione del proporre e fare eludendo sempre la valutazione di quello che si è fatto. L'efficacia delle azioni, il fatto che alle promesse e agli annunci siano seguiti i risultati, sono un optional. Non mi azzardo a criticare questo o quell'attore, la Regione, i confidi. E' il modo in cui interagiscono che lascia allibiti. Il disordine, la conflittualità, la mancanza di punti di ancoraggio.
Si potrebbero portare numerosi altri esempi dal resto del Paese. Ma il nominalismo, l'inconcludenza sono piaghe che affliggono l'intero sistema di garanzia.
Pensiamo alle garanzie Basel-compliant, celebrate per un decennio come la killer application finalmente in mano ai confidi. Peccato che siano una fetta esigua dell'offerta di garanzie, che le banche non le incentivino, che i confidi non se le possano permettere. Anzi no, se le possono permettere con la controgaranzia del Fondo centrale, ma le banche non le scontano dai requisiti di capitale perché manca il campo sul record della Centrale Rischi (era così fino a poche settimane fa). E poi quando si vanno ad escutere, saltano fuori rischi legali non controllati (né forse controllabili) dal confidi che rendono la controgaranzia inefficace.
Pensiamo alle fideiussioni fasulle che molti confidi 106 borderline continuano ad offrire. L'altro giorno mi ha chiamato un dirigente regionale che stava valutando una domanda di contributo alla ricerca. La Regione esige una fideiussione bancaria a copertura dell'anticipo del contributo. Il richiedente ha controproposto fideiussioni di confidi 106, nell'illegalità completa.
E non è soltanto un problema di incentivi al credito. La spesa per trasferimenti è in ostaggio di decisori che massimizzano l'effetto annuncio, spremono benefici per i loro elettori (tanto più reali quanto meno palesi), e arrivederci. Come diceva l'assessore siciliano «Non c'è copertura finanziaria e non si capisce chi ha preso l'impegno di versare questi soldi. Si tratta dell'ennesima eredità di una gestione dissennata della finanza regionale». Di eredità in eredità ci prenotiamo un futuro ellenico.
Non oso pensare a quello che succederà, qui e nel resto d'Italia, quando si dovrà tagliare pesantemente la spesa per i contributi all'economia. Si scatenerà il finimondo. O non accadrà nulla di drammatico, anzi, comincerà il rinsavimento collettivo? O sarà l'ultima voce ad essere tagliata?
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2 commenti:

Sapio ha detto...

Come esempio da seguire si cita la Puglia. Ma che ha fatto la Puglia?
Non che cosa ha promesso, perché come si dice sopra... di promesse tante e di fatti pochi.

Anonimo ha detto...

Il mondo dei Confidi e' come una moderna centrale nucleare a fissione dove in un lato della stessa ancora qualcuno produce energia girando una manovella. Capita pero' che nel lato dove la centrale e' piu' avanzata scoppia il reattore di IV generazione. Morale : c'e' un modello per offrire la garanzia ancora da inventare che poi altro non e' che il vecchio . Ma evoluto ! Ma piace poco perche' molti dovrebbero ammettere di essersi sbagliati, anche nei numeri e non solo nelle prospettive e sopratutto nei tempi. Certo si potrebbe portare a difesa il " e chi lo avrebbe potuto prevedere" , be : mia nonna !