aleablog

lunedì 28 novembre 2011

Colletta 2011: la ragione profonda della carità

Tra gli appuntamenti annuali di aleablog, c'è quello con la Giornata nazionale della colletta alimentare.
Sabato scorso, ho proposto questo gesto semplice di condivisione ai clienti del Supermercato Lidl di Trento. Mi ha aiutato la squadra di colleghi, ex studenti e amici formatasi negli anni passati. Li ringrazio tutti per la disponibilità.

La raccolta presso il mio punto vendita è calata (702 Kg di alimenti contro i 900 Kg e passa del 2010). E' aumentata a livello regionale, e anche nazionale (+2%). Nell'aggregato,  E' stato importante in ogni caso restare fedele a queste opere, sia come richiamo educativo personale, sia per dare un piccolo contributo a un'opera della quale ci sarà, temo, maggior bisogno nel 2012.
Per chi volesse conoscere lo spirito che anima la Colletta, segnalo questo breve articolo di Giorgio Vittadini, La ragione profonda della carità Stampa questo post

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Luca, ho un pensiero diverso e provo a esporlo

Apprezzo i gesti di carita' individuali mentre ritengo sbagliata la carita' in forma organizzata e celebrata "quale evento", non negli effetti che produce (in quanto tali, sempre positivi) ma nella filosofia che la anima.

Specialmente se dovesse passare - a mio parere - la pericolosa e involutiva idea per cui ad occuparsi dei bisognosi debbano essere organizzazioni terze, non statuali, di stampo "compassionevole", con una sorta di delega.

Se questo diventa un modello accettato e affermato si tratterebbe di un'ulteriore conferma circa il ritorno verso un sistema dove a fianco della miseria c'erano volontarie organizzazioni di buon cuore, spesso fatte da abbienti o filantropi o notabili che con la mano sinistra erogavano spiccioli alle vittime del sistema e con la mano destra percepivano i frutti che il sistema stesso attribuiva loro.

Jaures (nomen omen...)

Anonimo ha detto...

Caro Jaurès, anch'io provo ad esporre meglio il mio pensiero. La carità è sempre un'espressione della persona. Può però far nascere opere, cioè espressioni libere di gruppi di persone che si mettono insieme per dare continuità e stabilità al loro desiderio di condividere un bisogno da cui il loro impegno è nato.
Io non ho le obiezioni che hai tu perché ho avuto la fortuna di incontrare (e partecipare) a esperienze di carità belle, in cui nessuno delegava o si faceva delegare. Sono gesti educativi che ognuno compie per sé, non perché ha la pretesa di essere o avere di più.
Sul piano dei giudizi generali, non credo che la risposta ai bisogni spetti in esclusiva allo Stato, mi sembra un'idea un po' antiquata, e oggi impraticabile, bilanci alla mano. La Stato fa quel che può, come le organizzazioni di volontariato e i singoli, e non è detto che lo faccia meglio, anche quando al Governo ci vanno partiti che fanno della coesione sociale e dell'equa distribuzione della ricchezza la loro bandiera.
Comunque, l'anno prossimo, perché non partecipi anche tu alla Colletta, un paio d'ore in un supermercato della tua città? Ci sono volontari di tutte le provenienze. Non lo dico come bla bla moralistico, ma perché può essere un'occasione di vedere che cos'è.
Grazie tantissimo di non aver lasciato cadere il mio post di varia umanità.
PS: Quand'è che ripartiamo a lavorare sulle "nostre" cose, tipo consulenza alle imprese?

Anonimo ha detto...

Caro Luca,
come tutti gli emiliani romagnoli, tendo a "scaldarmi" facilmente, e quindi perdonami se sono risultato un po "tranchant".
D'altronde ho ben vivi in me i racconti dei miei avi e genitori che mi ricordano quanto era tremenda la miseria nelle nostre campagne e montagne. Da ciò e' nato un sentimento di rivalsa e un desiderio di affrancamento dalla poverta' secolare che non consentiva mai di progredire e di migliorare le proprie sorti familiari. Eppure, anche allora c'era la carità...

Questo per dire (e per spiegare) come l'affrancamento popolare debba derivare, secondo me, non da - per quanto meritevoli - iniziative compassionevoli ma da una linea politica che provveda a ridurre le storture della società, anche di quella democratica (in apparenza?) attuale.

Anche Soros, il noto e ricchissimo speculatore di borsa, fa il filantropo....

Spiegato meglio il retroterra che mi fa guardare con diffidenza a certe iniziative, ti ringrazio per la risposta garbata. Cerchero' di superare alcuni miei pregiudizi e magaro andro' a vedere la prossima edizione del banco alimentare.

Jaures
PS - per quanto riguarda le imprese.... è un bel problema. Il credito e' raro e sempre piu' costoso.

Anonimo ha detto...

Sì, Jaurès, conosco il tuo background e apprezzo chi si scalda quando sente discorsi tiepidi. Dai tempi dei nostri nonni e bisnonni abbiamo fatto dei progressi, anche grazie a opere educative, leghe, cooperative, ecc. ecc.
La cosa che non sapevo è che nel movimento comunista c'era chi criticava queste forme di impegno (anche di origine socialista o laica, ce ne sono tante) perché tamponavano ingiustizie del sistema capitalistico che dovevano invece essere palesi per arrivare prima a rovesciare il sistema e a farne nascere uno più giusto. Per fortuna non ha vinto chi la pensava così.

Anonimo ha detto...

Quella che richiami tu e' la differenza fra il riformismo e il massimalismo.

Naturalmente il primo porta a risultati concreti (per quanto faticosamente raggiunti), il secondo e' chiacchera da gran borghesi che "giocano" alla rivoluzione(come ad esempio i sessantottini, che non erano certo figli del popolo e che oggi, spesso e volentieri, siedono senza merito in cattedre universitarie, media e posti di potere).

Il riformismo (che non è il termine "abusato" da taluni neoconservatori contemporanei)e' di marca socialista, comunista emiliana (l'aggettivo non e' casuale) cattolica e repubblicana.

La oggi tanto negletta Democrazia Cristiana (ma la storia le rendera' giustizia) con diversi suoi uomini ha fatto tantissimo per il predetto affrancamento delle masse popolari dalla miseria. Si pensi ad esempio alla figura di Fanfani.

Va beh, rischiamo di andare fuori tema..
ciao!
Jaures