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martedì 17 maggio 2011

Business point: primo Laboratorio al traguardo

Sto completando i colloqui finali con i gruppi di studenti del primo Laboratorio di pianificazione finanziaria. Come in ogni "prima volta", le cose sono andate diversamente dai programmi. Siamo in maggio, e nei piani si doveva finire tutto in marzo. Il bilancio però è molto positivo. Ho già esternato in varie occasioni (l'ultima volta in questo post) i pensieri sulla consulenza finanziaria alle Pmi stimolati da questo corso universitario. Cerco di riassumerli per chiarezza.

  1. Laboratorio come corso universitario: un tour de force rispetto ad un corso tradizionale. Serve un grosso lavoro per cambiare mentalità, saper fare anziché saper ripetere; cura dei dettagli, uso critico degli schemi e dei modelli di analisi; lavorare sui dati, sull'informatica, sul modello di calcolo, sui risultati, sulla presentazione. Un lavoro che assorbe molto tempo, e richiede una squadra di tutor bravi e motivati (e severi quando serve). Speriamo di riuscire a formarli e trattenerli.
  2. Rapporti con le aziende: sono fondamentali. Non è facile far realizzare da un gruppo di studenti un'analisi accurata che porti a un rapporto utile per l'azienda. Ci sono tanti ostacoli e fatiche da superare: la raccolta dei dati, l'interlocuzione ripetuta con il titolare, il responsabile amministrativo, i consulenti assorbono un sacco di tempo (lunghe attese). C'è un investimento di start up che è rilevante, anche per una semplice analisi di bilancio. Servono i dati ma anche le testimonianze dirette.
  3. Tipi di analisi: un'analisi dei bilanci consuntivi degli ultimi 3 anni che parte dalla situazioni dei conti analitica è relativamente facile da impostare e alimentare, e dà indicazioni importanti (è il primo step, non va data per scontata, gli studenti ripassano tutti i concetti chiave). Un previsionale a medio termine con cadenza annuale è relativamente alla portata. Un previsionale a breve con dettaglio mensile è un lavoro certosino che si scontra con problemi disparati di reperibilità dei dati e specificazione del modello di business (produzione, magazzino, ciclo monetario, ecc.) e conseguente calibrazione delle ipotesi. Non si può improvvisare, e senza accesso ai dati gestionali è meglio lasciarlo perdere.
  4. Sistemi informativi: siamo molto indietro. L'azienda ha un accesso ai suoi dati che è parziale e tardivo. Non esistono sistemi direzionali per la gestione finanziaria. Molti dati sono in silos controllati da software gestionali e/o da consulenti esterni che non li mettono a disposizione facilmente. Ogni adempimento ha il suo sistema: la fatturazione, la produzione, il marketing, le paghe, il bilancio e le dichiarazioni dei redditi, la qualità/tracciabilità, i rifiuti, ecc. ecc. C'è una quantità assurda di lavoro manuale da fare, di tempo da aspettare, di operazioni da ripetere sugli stessi dati. Urge fare qualcosa sull'interoperabilità, sulle interfacce, in un'ottica di riduzione di costi, di ridondanze, non per vendere pezzi aggiuntivi del patchwork informatico attuale.
Tante volte nel corso del lavoro mi sono detto "E' una follia! Stiamo somministrando una cura troppo invasiva e inutile. Perdiamo tutti del gran tempo. Le imprese navighino a vista, come hanno sempre fatto". Occorre pazienza. Stiamo facendo un lavoro che è al tempo stesso pedagogico, formativo, informatico, relazionale. Pathei mathos: si impara soffrendo, o almeno faticando. La poltrona non rende più felici, non cascateci.
Non abbiamo cambiato la vita di nessuno, per ora. Possiamo migliorare molte cose. Ma di proposte come questa le aziende (e i loro partner) ne hanno un gran bisogno. Per non parlare a vanvera, per fare le cose con cura, per tornare a sperare e a costruire insieme. Stampa questo post

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