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sabato 9 aprile 2011

Valfidi e CTS verso l’unificazione - AostaSera.it

I due maggiori consorzi di garanzia fidi vanno verso l’unificazione, anche se nell’annunciarlo, l’assessore regionale alle Finanze Claudio Lavoyer usa molti condizionali: “Inizialmente sembrava che, oltre alla Valfidi, le altre quattro Confidi si mettessero insieme per poter continuare a ricevere i finanziamenti. Dagli ultimi incontri sembrerebbe che questo fronte si sia un po’ diviso. Ci sarebbe un pour parler molto avanzato per mettere insieme le due Confidi più importanti, la CTS e la Valfidi”.
Fa proseliti tra le regioni del Nord-Ovest il modello del confidi unico regionale. Pare che la Giunta regionale della Valle d'Aosta voglia puntare con energia in quella direzione. Vediamo se riusciranno a passare dal pour parler (molto avanzato) al pour faire.
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6 commenti:

Antoine Laurent de Lavoisier ha detto...

"Rien ne se perd, rien ne se crée, tout se transforme"
Rappelez-vous la loi de la conservation de la matière, cher M. Assesseur pratiquement homonyme.

Sapiò ha detto...

Mais no! Cette fois il faudrà bien sacrifier quelques fauteils!

Benito ha detto...

Ormai ho una certezza : le fusioni si stanno relaizzando prevalentemente per poter ricevere, anzi, per poter continuare a ricevere i contributi in conto capitale dalle regioni.
In questo modo tutto avviene su un'ambigua e dissacrante assimetria informativa. Si costruiscono strutture che hanno percorso la loro storia su diversi universi. Si mettono quindi, troppo velocemente ed in maniera disomogenea, insieme risorse umane senza una adeguata preparazione per affrontare la nuova sfida. Il suicidio a tempo determinato.
Perchè è una sfida che, giusta nel metodo ma sbagliata nei tempi, viene ridotta ad un massacrante adeguamento di compiti operativi dettati dalla vigilanza e ad un necessario aumento di volumi e costi della garanzia che ne allontana l'obbiettivo princiapale. Agevolare l'impresa.Non viene valutato l'impatto a medio e neanche quello a breve rispetto ad altre soluzioni.
I primi risultati di questo efferato meccanismo già iniziano, ad uno due anni, a manifestarsi.
Ciononostante si procede sulla spinta di assessori e burocrati regionali che vogliono un soggetto uno, e una persona una, perchè cosi è piu' semplice è molto piu' semplice.......
Ed il sistema che ruota intorno acconsente o tace perche' impreparato o perche' al suo vertice colocato in qualche "tavolo" o "commissione di saggi" o peggio nel Cda di qualche Istituto.
Fusioni fredde quindi e garanzie radioattive con effetti devastanti sulle risorse pubbliche e con un effetto desertificazione laddove prima si respirava l'aria di campo : quella prevalente della mutualità.
Mutualità che viene comunque -come una bestemmia- citata negli articoli funzionali degli statuti delle nuove entita' create dalle fusioni .
Si faccia una scelta coraggiosa : entro il 30.04.2013 (anno zero di basilea 3 ) i confidi non vigilati dovranno cessare la loro attività, mentre quelli vigilati si trasformeranno in agenzie d'affari e dovranno diventare enti commerciali a tutti gli effetti senza nessuna agevolazione fiscale e ovviamente con l'anno 2012 cessera' qualsiasi politica di contribuzione pubblica a tutti i livelli.
Fatto questo chissa' che non ci siano gli stimoli per inventarsi qualcosa di nuovo magari pensando al ventennio.......
Io ho un'idea : gli interessi passivi delle Pmi diventino deducibili al 100% e l'imposizione fiscale verso le banche per il segmento degli impieghi bancari diventi non tassabile purchè ricollocata sul mercato come ulteriore strumento di capitalizzazione a garanzia dell'esposizione finanziaria di funzionamento.
Lo stato farebbe lo stato la banca la banca e l'impresa l'impresa. I confidi ? Facilitatori !

Anonimo ha detto...

@Benito: una cosa per volta. Le fusioni forzate sono pericolose, concordo. Potrebbero essere l'occasione per far entrare nell'organico nuovi manager e nuove competenze, ma non succede spesso.
L'intervento pubblico sul credito (e la finanza d'impresa) non finirà presto, anzi, c'è la tendenza (non solo in Italia) a rafforzare veicoli pubblici o sponsorizzati dal pubblico (Fondo italiano di investimento, Banca del Mezzogiorno, l'idea del Fondo strategico nazionale). I confidi possono ricollocarsi in questa zona del sistema finanziario, se dimostreranno che sanno svolgere bene la mission, meglio di un soggetto pubblico in house. Di deve avere il coraggio di fare queste valutazioni e selezionare chi le supera, gli altri non prendono più aiuti pubblici. Non basta aggregarsi per superare l'esame. Concordo sul fatto che i confidi dovranno dimostrarsi capaci di sviluppare un'attività di servizio (i facilitatori di cui parli) che le imprese chiedono e pagano perché serve e vale.
Sulle agevolazioni fiscali spinte sul debito, non so: io favorirei fiscalmente l'apporto di capitale, magari dalle stesse banche o da altri finanziatori. Di debito e intermediazione bancaria ce n'è anche troppa, e non si gestisce bene un'impresa quando la leva finanziaria è usata a sproposito perché si vogliono pagare meno tasse e tenere i soldi in tasca e non in azienda (alla fine il fisco viene a batter cassa lo stesso, e le banche si prendono le loro garanzie, nella media non si guadagna).
Quello che faranno i confidi o altri intermediari facilitatori potrà cambiare molto rispetto ad oggi.

Anonimo ha detto...

Concordo sulla prudenza, e sulla necessità di una corretta analisi qualitativa e quantitativa prima di ogni scelta di fusione. Parlare di soggetti unici su scala regionale ha significati diversi.Forse che la Lombardia è uguale alla Valle d'Aosta? E ci si è mai chiesti qual' è la giusta dimensione di un confidi?
Nel Bilancio di un Confidi il Costo maggiore è rappresentato dal costo del Credito (accantomamenti e assorbimenti sul patrimonio di vigilanza)su tale posta le dimensioni certamnete non procurano economie di scala. E le informazioni, ricchezza del nostro sistema dei Confidi e delle Associazioni, sono, qualitativamente, inversamente proporzionali con la maggior dimensione. Forse è giunto realmente il momento di aprire una seria discussione su questi temi, prima che mode del momento desertifichino il nostro orizzonte.

Sapio ha detto...

Un buon intermediario sa diminuire i costi del credito tramite un'accurata selezione del rischio ed un corretto pricing. E questo costa in attrezzature e uomini (costi operativi).