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sabato 16 aprile 2011

FedartFidi: il nuovo manifesto del riposizionamento strategico - cna.it

Dal sito di CNA, potete scaricare l'executive summary del Progetto di riposizionamento strategico dei Confidi aderenti a Fedart Fidi presentato a Roma il 13 Aprile 2011, come annunciato qui.

I grandi temi del momento sono tutti messi a fuoco e allineati in un progetto che nei prossimi mesi andrà ad approfondirli in chiave di progetti di sistema, azioni di comunicazione e di change management e interventi operativi.
In particolare ho notato l'enfasi sull'Assistenza Finanziaria di Base (in logica d’integrazione tra Confidi e Associazione), come fattore competitivo e distintivo rispetto a possibili “disintermediazioni” (p.es. rapporto diretto Banche/Fondo MCC, Finanziarie Regionali etc.); la consulenza in questione può dare anche un contributo prezioso al flusso di ricavi, compensando il calo (o meglio, il trasferimento nel tempo) dovuto alla contabilizzazione per competenza delle commissioni anticipate pluriennali. In merito KPMG raccomanda anche un adeguamento del pricing al rischio.
Si consiglia l'aggregazione ai confidi di dimensioni insufficienti ad assicurare un servizio professionale (meno di 15 mn di garanzie e meno di 3 addetti). Anche per questa via, ci si pone l'obiettivo di aumentare la leva delle garanzie rispetto al patrimonio disponibile dall'attuale 1 a 7 a un target di 1 a 17, che corrisponde a un solvency ratio (patrimonio / attività ponderate per il rischio) dell'8%. Si invita ad incrementare il ricorso alla contro-garanzia per attenuare la pressione della crescita sulle risorse patrimoniali. Si raccomanda inoltre di aumentare la stabilità dei fondi patrimoniali, ad esempio convertendo gli obsoleti depositi cauzionali in apporti al capitale sociale.
Si mantiene come ipotesi di lavoro quella di aggregazioni soft attorno a confidi baricentro (107 o 106 evoluti), con un modello distributivo multicanale che coinvolge le strutture delle Associazioni di settore. Il modello di funzionamento della filiera "sportelli 106" <=> confidi baricentro è così tratteggiato (cito dalla slide 16, con mie sottolineature):
  • Lo sportello 106 gestisce il rapporto con l’impresa e il processo commerciale e svolge per proprio conto la pre-istruttoria e l’istruttoria
  • Il confidi baricentro, dopo aver effettuato l’istruttoria, eroga la garanzia. Inoltre incasserà le commissioni dall’impresa
  • A fronte dell’erogazione della garanzia da parte del Confidi baricentro, il Confidi 106 sottoscrive un prestito subordinato e riceve da questo delle commissioni per remunerare il processo commerciale e l’AFB [Assistenza Finanziaria di Base]
  • Inoltre, il 106 rilascia una controgaranzia a favore del baricentro
Il quadro prospettato non manca di coerenza: percepisco una (comprensibile e rinnovata) pressione a difendere l'autonomia dei confidi di minori dimensioni con forme federative nelle quali il polo aggregante (o "baricentrico") opera come centro servizi e non come centro di comando. Eppure nel settore artigiano le aggregazioni che si sono attuate hanno proposto un modello di aggregazione hard (pensiamo ad Artigiancredito Toscano e a Unifidi Emilia Romagna e, su scala meno plebiscitaria, ai confidi artigiani del Veneto, della Lombardia, del Piemonte e delle Marche). Ci sono poi le spinte pubbliche all'aggregazione in entità multisettoriali (come in Liguria).
Il modello baricentrico ha una certa complessità e può incontrare diversi punti di inceppamento: la convergenza delle governance, la duplicazione di attività e di costi, la perplessità della Vigilanza (quando il baricentro è un 107), la tenuta dei meccanismi di trasferimento dei ricavi, dei rischi e delle relative coperture (prestiti subordinati e contro-garanzie). Il gradimento politico per forme morbide rimane però maggioritario.
Vedremo nei prossimi mesi come saranno declinate queste ipotesi di lavoro: può darsi che il modello dell'aggregazione hard in grandi confidi 107 venga ridiscusso per la revisione del quadro di Vigilanza. Può darsi che problemi urgenti (che per fortuna i confidi artigiani hanno sofferto meno rispetto ai cugini industriali) costringano a rivedere la roadmap.
Non sono tempi da grandi urbanisti, ci sarà più lavoro per i capi cantiere, e i manovali. Stampa questo post

11 commenti:

Sapio ha detto...

Sento profumo di Business Office, o sbaglio?
Sul sistema a rete però un ovvio ammonimento: le cose complicate non funzionano !!!

Anonimo ha detto...

Sì, l'intento è quello. Eurofidi (vedi intervento del DG Giotti al convegno RES di ieri), i confidi artigiani: tutti puntano sulla consulenza.
Farò del mio meglio per promulgare un modello di consulenza che serve davvero alle aziende.
Nel caso di Eurofidi, il rischio è quello di un rapporto occasionale (ti propongo un finanziamento, ti do la garanzia, l'accesso al contributo e magari anche la consulenza per il business plan). Nel caso dei confidi small business, il rischio è invece la frammentazione dei rapporti professionali (l'associazione fa la consulenza paghe, il CAF la consulenza contabile e fiscale, il confidi 106 fa l'assistenza finanziaria di base, il confidi baricentro fa l'assistenza finanziaria evoluta, e potrebbe esserci qualcun altro). Il primo vantaggio della consulenza su questi aspetti è risolvere i problemi congiuntamente perdendo meno tempo in operazioni ripetitive: se c'è frammentazione, è impossibile.
L'altro rischio della frammentazione è che ci sono meno incentivi a investire per innovare e integrare l'offerta, e a formare competenze, a sviluppare sistemi informatici integrati, amichevoli, accessibili via web, ecc.
Sarebbe un peccato, perché la qualità dei servizi delle associazioni con cui abbiamo collaborato qui a Trento è buona, così come la competenza e la disponibilità del personale.
Invece l'uso delle tecnologie informatiche è molto indietro, si potrebbe fare molto meglio e con poca spesa. Non riesco a concepire come un cliente di quel peso (un CAF che gestisce qualche migliaio di contabilità) sia alla mercé di un fornitore di software che non gli dà accesso libero ai database con i dati contabili e transazionali di dettaglio. Forse non glielo hanno mai chiesto in modo chiaro e determinato.
Se mi autorizzano, lo faccio io.

Franco ha detto...

Bei tempi quando in Fedart c'era un tale Cruciani. Piu' concretezza nei rapporti con i consorzi fidi e meno sudditanza sulle politiche stantie delle associazioni. Mi chiedo come si possa immaginare un percorso cosi tortuoso per fornire semplicemente una garanzia, ma hanno idea del fatto che alcuni confidi in 15 gg dalla consegna dei documenti riescono a consolidare la garanzia e far si che il socio abbia il finanziamento ? E poi questo mantra del confidi baricentro mi sa tanto di rinforzo alle basi di un progetto, quello degli intermediari vigilati, che frana e si sgretola sempre piu' nel nord come nel sud e sopratutto nelle isole !

Anonimo ha detto...

D'accordo con Franco e con Sapio. Ma cos'è la consulenza finanziaria per una piccola e nei maggior parte dei casi piccolissima impresa artigiana? Si confonde il consiglio sul giusto prodotto, necessario sia all'impresa ma anche al Confidi per tutelarsi, con la consulenza finanziaria a pagamento. E poi con tutta questa lunga filiera: Associazioni, consulenti, Confidi, ec... chi assicura un' adeguata
professionalità? E le cose complitate non funzionana mai. Care Associazioni perchè complicare la vita dei vostri soci?

Cristiano ha detto...

Condivido larga parte del documento, non mi convince proprio la raccomandazione di aumentarere la stabilità dei fondi patrimoniali convertendo gli obsoleti depositi cauzionali in apporti al capitale sociale.

Mentre condivido l'approccio sulle nuove operazioni (non si chiedono cauzioni ma più commissioni di garanzia o più quote sociali) mi risulta sicuramente "impopolare" e poco corretto (anche se deciso tramite delibera assembleare, a cui di solito partecipa l'1% dei soci quando va bene) trasformare cauzioni in azioni per operazioni già in corso.

RoeRos ha detto...

Piu' crescono i confidi evoluti e meno servono : Crif segnala nel settore imprese che nei primi tre mesi del 2010 la fascia di richieste entro i 75mila euro sia salita al 45,43% delle richieste (dal 39,52%). Per contro la fascia oltre i 300mila euro è scesa al 12,56%.

Anonimo ha detto...

@Cristiano: non intendevo caldeggiare una conversione forzosa dei depositi cauzionali in capitale.

Anonimo ha detto...

Caro RoeRos non è l'importo dei singoli finanziamenti che stabilisce se un Confidi è evoluto o meno, ma la sua esposizione totale, la sua patrimonializzazione, il suo mercato e la sua organizzazione.

H2O ha detto...

Vero Anonimo, pero' di norma le strutture evolute servono per le esigenze complesse.
Invece sta' capitando che la struttura evoluta stia diventando complessa per le esigenze che stanno sempre piu' diventando semplici.
Poi ci si puo' anche evolvere semplicemente per soddisfare tante semplici esigenze .
Ma pare non sia recepito nè da Fedart e neanche dalla Cna !!!

Sapio ha detto...

I Fondi monetari ora coprono, più o meno efficacemente specifici subportafogli. Sciogliere questi vincoli per trasformarli in patrimonio significa indebolire queste garanzie in favore di qualcosa con efficacia ignota. E devono essere d'accordo banche garantite e i concedenti dei fondi. I Fondi europei non possono essere della partita.

ForiDaiDenti ha detto...

Mi pare che ci sia un pò di 'grandeur' (si scrive così ?) in giro. Consulenze, aiuti strategici, strutture evolute, finanza evoluta, etc. etc. Per conto mio i confidi servono solo e soltanto perché le banche altrimenti non attingerebbero ai fondi pubblici a cui possono attingere i confidi. Secondo voi regioni, provincie, camere di commercio, comunità europea e compagnia bella potrebbero finanziare le garanzie rilasciate dalle banche direttamente ? No. E questa é la questione. Facciamola valere. Punto e basta.