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venerdì 15 aprile 2011

Convegno RES a Milano: la cronaca (e gli atti)

Sono appena rientrato da Milano dove ho partecipato al convegno di cui avevo dato notizia.
Qui ci sono le mie slide, e qui gli atti dal sito di RES consulting. Tra contenuti già noti (come due diagrammi storici sul business point) trovate un paio di novità che vi lascio scoprire. Ci tornerò sopra la settimana prossima con lo spazio che meritano. Il convegno è stato vivace e interessante.
Ha diretto i lavori l'affabilissimo (e anche espertissimo e acuto) Gianluca Puccinelli, AD di Res consulting. Prima di me Gianmarco Paglietti ha fornito numeri interessanti sul settore confidi in regione, e sugli interventi del Sistema camerale. Andrea Giotti (DG di Eurofidi) ha messo da parte le slide preparate parlando a braccio su alcuni spunti del mio intervento, in particolare il Business Office (il che mi ha onorato). Eurofidi applica un modello in cui la garanzia si combina con l'offerta di consulenza su finanza, progetti, incentivi pubblici (impressionante il lavoro fatto negli ultimi mesi su installazioni di pannelli fotovoltaici con soluzioni chiavi in mano, dal progetto alla garanzia sul finanziamento). E' un modello in grado di ripagare con un buon rendimento il capitale assorbito dalla garanzia, anche se il ricorso ampio al Fondo centrale dà un grosso aiuto a risparmiarlo (aiuto stimato nel 2010 in 240 milioni di euro). Per finire, un vera bomba: Giotti ha detto che se i limiti per l'iscrizione all'Albo dei confidi maggiori fosse innalzato, diciamo, a 500 milioni, Eurofidi non ci penserebbe due volte a lanciare una scissione  in dieci strutture regionali, che a quel punto beneficerebbero della vigilanza light dei confidi minori (oltre, aggiungo io, ad avere le carte in regola per accedere ai fondi regionali con vincolo di destinazione territoriale). Niente da dire, Eurofidi ha le idee chiare e le mette in pratica rapidamente. Lascio a voi confrontare il modello Eurofidi con quello che tratteggio nelle mie slide.
Dopo il break, Cipriana Zorzoli di Confidi Lombardia ha presentato una testimonianza molto ricca su cosa è cambiato con il passaggio a 107, in particolare nei rapporti con le banche. La crisi si fa ancora sentire con i suoi gravami, anche se nel 2010 è andata meglio che nel 2009. La rinegoziazione delle convenzioni procede con qualche ritardo e su tanti, troppi fronti. Le diversità di approccio delle banche (standard e IRB di diversa scuola) rende difficile capire quanto vale di più una garanzia di nuova generazione. Mi sono riconosciuto in pieno nell'esortazione finale rivolta ai confidi a condividere, fare insieme, ad esempio nello scambio di dati per l'antiriciclaggio, o per la gestione dei crediti a sofferenza.
Interessanti anche gli interventi degli sponsor informatici, Dedagroup e Iside.
Per "Deda" ha parlato Nicola Tramontano, che ha sottolineato la specificità delle soluzioni adatte ai confidi, e della possibilità per i 106 di utilizzare le procedure pensate per i 107. Aldo Comelli, di Iside, ha raccontato come i primi confidi 107 loro clienti hanno accolto la dura dottrina dell'informatica bancaria, e i benefici che sono emersi dopo il trauma iniziale, con tanti riferimenti pratici ad antiriciclaggio e Centrale Rischi.
Al ritorno, la mia Smefin mobile ha superato i 200.000 Km. E' un traguardo storico: lo festeggerò la prossima settimana con una serie di post che (lo spero) ridesteranno l'attenzione e la voglia di fare degli amici visitatori del nostro mondo confidi. Stampa questo post

10 commenti:

Fabio ha detto...

C’ero anch’io in sala. Ho alzato la mano e il collega di un altro Confidi lombardo (anche lui Fabio) ha preso un colpo (abbiamo partecipato assieme negli anni a tanti gruppi di lavoro e riunioni e mi sono fatto una pessima reputazione riguardo la capacità di essere breve). Detto questo, riporto il mio intervento dalla sala aggiungendo alcuni cose che non ho detto (questa volta sono stato breve, non potevo rischiare). Come detto in altri post, intervengo poco nel blog per non voler essere ripetitivo. Ogni tanto però lo faccio (al limite, Luca è autorizzato a sgridarmi). Luca ha citato l’ipotesi “spezzatino” per evitare l’assorbimento di patrimonio di un soggetto vigilato. Allora ho chiesto (e mi scuso per l’infinità di domande che seguono, parte dette nell’intervento in sala e altre aggiunte): ma i fondi monetari non erano di fatto un surrogato del patrimonio? Si forse non accantonavamo come Confidi la perdita attesa (non tutti, taluni Confidi, pochi, mi risulta che fin dagli anni 90 praticavano la spalmatura delle commissioni). Certo ora il patrimonio deve coprire anche altri rischi (operativo, ecc.), ma forse non è li la questione. Non è che “fare Confidi” era relativamente semplice quando non si perdevano i soldi (default) perché bene o male vivevamo in un contesto economico di ampia solvibilità? Non è forse che stiamo perdendo troppi soldi (default) e quindi non è un problema di patrimonio ma di perdite? Non è forse lo stesso problema che vivono gli imprenditori negli ultimi anni? Non era forse più facile fare impresa fino alla fine degli anni 90? Ma non è lo stesso problema che vivono le piccole banche, senza generalizzare, in tale contesto economico? Quando anni fa si dava la garanzia, costava poco ma quel poco bastava tanto i default erano poca cosa, c’era un problema di tenuta del patrimonio? Quindi il problema della tenuta del patrimonio non è forse legata al tasso di default sproporzionato rispetto al pricing? In pratica, ora non è che vediamo tutto nero perché la crisi economica che è stata (ed è) di una violenza inaudita, ha selezionato molte imprese con impatto chiaramente sui finanziatori (soci, banche e Confidi)? Detto questo, vogliamo lavorare per cercare di non portarci per molti anni a venire le conseguenze e le ferite della crisi che ci impediscono di “fare”? Luca nelle sule slide ne parla. E quindi, proiettandoci oltre la crisi, immaginandoci salvi, vogliamo come Confidi garantire chi riteniamo/presumiamo riesca a competere sul mercato e creare valore per se e la collettività o vogliamo garantire più imprese possibili per cercare di sostenere nel complesso la ripresa economica e quindi rischiare di più pur cercare di avere qualche impresa in più che possa produrre ricchezza e lavoro? Ma nella seconda ipotesi chi ce li mette i soldi? La seconda ipotesi non è una funzione tipica degli ammortizzatori sociali? Ma ai Confidi non è chiesto da più parti, proprio per la “conoscenza” e la “prossimità” tanto “venduta” o cercata con l’impresa e l’imprenditore di essere dei bravi selezionatori che rischiano quindi in proprio con la garanzia? Ma questa è la prima ipotesi ma è quella veramente apprezzata dalle imprese e dalle banche? Non è che a parole un Confidi che seleziona oltre a non essere apprezzato dall’impresa di fatto non è anche apprezzato dalle banche che in realtà stanno cercando brutalmente un garante (e uno vale l’altro)? Non penso che sia in via generalizzata così ma l’interrogativo lo pongo lo stesso (visto che molti interventi e relazioni di livello degli ultimi tempi, Banca d’Italia compresa, sono in questa direzione).

Fabio ha detto...

Visto che ero in astinenza di post e ho "srotolato" un papiro di interrogativi che però non mi hanno saziato, aggiungo: Ma fuori dalla crisi, un Confidi che non seleziona, fa il bene di chi? Del Confidi non penso, nemmeno dei soci dello stesso. Forse dell’imprenditore che ha più possibilità di non farcela che farcela e quindi, la garanzia gli permette di accompagnare il nuovo indebitamento con la firma personale che mette a rischio casa sua, di suo padre e di suo nonno? Ma quando un’impresa distrugge valore invece di crearlo facciamo del bene a contribuire con la garanzia a permettere di ampliare l’indebitamento e quindi a procrastinare qualcosa che ha molte, forse troppe, probabilità di accadere comunque?

Anonimo ha detto...

Caro Fabio, penso che un confidi sia ben gestito quando agisce per compiere la sua missione facendo il meglio che può, preoccupandosi anche di restare sano e robusto. Se il dialogo con l'impresa è serio e animato da rispetto reciproco, è la stessa impresa che si fa una ragione del non ricevere credito quando sa che non le risolve i problemi. Come ti rispondevo oggi, il confidi deve in quel caso accompagnarla verso una soluzione onorevole. Se mettiamo al centro il problema dell'impresa e la responsabilità di chi lo affronta, non dubito che si faccia quello che è meglio. La deriva verso l'ammortizzatore sociale nasce da interferenze esterne; è cattiva politica industriale, demagogia, tentativo di nascondere errori e furberie.
D'istinto, sento che i confidi per rilanciarsi devono imparare a dire no, non facciamo così, facciamo in quest'altro modo che è meglio. Bisogna essere molto specifici nelle proposte, che devono essere ragionate, il che non vuol dire complicate.
PS un po' di concisione non disturba, ma si può fare qualche eccezione ...

Sapio ha detto...

Ho letto. Condivido, bravissimo e complimenti!
Ma sarà dura eh?!
Ora una domanda tecnica sul primo punto della slide n. 14: la BdI lamenta la mancanza di informazioni sullo stato di salute dei 107 già autorizzati. Che significa? e l'Icaap? A proposito ma BdI questi Icaap li valuta sul serio (Srep) e rende noto all'esterno il risultato o tutto rimane avvolto dalla riservatezza?

Anonimo ha detto...

Grazie Sapio, sei sempre il lettore più attento del blog.
per quanto riguarda l'ICAAP dei confidi 107, quelli più avanti con l'implementazione dei sistemi manderanno il Resoconto entro aprile.
Penso che saranno dei work in progress.
Quello che ne farà la Vigilanza dipende anche dall'evoluzione del quadro regolamentare che, come sai, deve fissare diversi paletti entro l'anno.

Anonimo ha detto...

In merito ad una rafforzata selezione nel concedere garanzie, concordo con l'intervento di Fabio, ed aggiungo che la recente riforma delle Disposizioni Operative del FCG ha introdotto un principio, il cosiddetto tasso soglia sul default per i soggetti accreditati, sulla base del quale nessuno può più permettersi "larghe vedute" nella valutazione delle PMI. Questo dato rafforza anche l'osservazione del Prof., a pag. 19 delle slides, per la quale le Banche non possono certo obbligare i Confidi a rilasciare esclusivamente garanzie eleggibili. E' infatti probabile che con questi "lumi di luna" tornerà sicuramente in auge la vecchia e cara Garanzia segregata sui fondi monetari.

Sapio ha detto...

Ah si quella vecchia e cara garanzia segregata che le banche accolgono perché "male non fa, ma se fa bene non si sa"!
Perché per far bene devono essere inquadrate e SEGNALATE come tranched cover.

Anonimo ha detto...

@sapio "Meglio che nulla marito vecchio" ... le Signore e le Signorine frequentatrici del blog mi perdoneranno, ma la battuta cade come il cacio sui maccheroni. E poi Sapio lo sai bene che sull'LGD un effetto benefico per il prenditore la garanzia segregata lo ha e non è neanche tanto marginale, visto che dimezza (50%) alla Banca la perdita definitiva accertata.

Fulgido ha detto...

Allora ai confidi potrebbero giovare le pilloline blu della Pfizer ...
Attenti al coccolone!

Sapio ha detto...

Che lo sappia io non conta nulla. Lo devono riconoscere BdItalia e Basilea, ma non lo fanno. Fosse tutta fuffa?