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giovedì 10 marzo 2011

Banca d'Italia: papers su cartolarizzazioni, incentivi alla ricerca, Basilea 3

Ho ricevuto ieri per mail la segnalazione di alcuni interessanti paper della Banca d'Italia. Mi sono segnato questi:


Il primo: Banca d'Italia ha domato la belva OTD o, più precisamente, La cartolarizzazione non è così male dopotutto di Ugo Albertazzi, Ginette Eramo, Leonardo Gambacorta e Carmelo Salleo. Diversamente dal caso statunitense, i risultati mostrano che, a parità di altre caratteristiche, i mutui cartolarizzati in Italia hanno una probabilità minore, di circa il 3 punti percentuali, di entrare in sofferenza rispetto a quelli rimasti in carico alle banche. Questi risultati indicano che il modello originate-to-distribute, che si basa sulle cartolarizzazioni, può svilupparsi in modo efficiente in presenza di vincoli regolamentari adeguati. 
Il secondo: Incentivi alla ricerca? Non sono decisivi, dipende dalle imprese che li ricevono o, più correttamente, Gli incentivi alla ricerca e sviluppo sono efficaci? Evidenza dal metodo “regression discontinuity”, di Raffaello Bronzini e Eleonora Iachini. Il lavoro valuta gli effetti di un programma di incentivi agli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) delle imprese nella regione Emilia-Romagna. L’obiettivo è quello di verificare se agli incentivi è corrisposto un incremento dell’attività in R&S delle imprese sussidiate. I risultati del lavoro mostrano che nel complesso il programma non ha indotto un aumento dell’attività di R&S delle imprese. Tale risultato complessivo maschera tuttavia un effetto eterogeneo tra imprese.

Il piatto forte sono i due studi sugli impatti macro di Basilea III in Italia, condotti in coordinamento con il Comitato di Basilea. Li possiamo parafrasare: in base ai modelli, con Basilea III il bimbo cresce un pochino meno, ma più sano e robusto.

L’impatto di Basilea III sull’economia italiana, di Alberto Locarno. Il lavoro quantifica i costi per l’economia italiana dell’adeguamento ai nuovi standard di capitale e liquidità stabiliti dal Comitato di Basilea sulla Vigilanza Bancaria. I principali risultati del lavoro sono i seguenti: l’aumento dei tassi bancari indotto dall’innalzamento di un punto percentuale dei requisiti di capitale avrebbe un impatto negativo sul PIL compreso tra zero e 0,33 punti percentuali (0,03-0,39 considerando anche il razionamento del credito), corrispondente a una riduzione inferiore a 0,04 punti percentuali (0,00-0,05 in presenza di razionamento) del tasso di crescita del prodotto nel periodo 2011-2018; l’adeguamento ai nuovi standard di liquidità comporterebbero una riduzione aggiuntiva del tasso di crescita medio annuo del PIL al più dello 0,02%. Dello stesso ordine di grandezza sarebbero anche gli effetti di lungo periodo. Il costo economico dell’introduzione dei nuovi standard di capitale e liquidità sembra quindi essere modesto e diventa irrilevante se confrontato con i benefici derivanti dalla riduzione della frequenza delle crisi sistemiche.

BASILEA III: effetti di lungo periodo su crescita economica e fluttuazioni cicliche, Paolo Angelini, Laurent Clerc, Vasco Cúrdia, Leonardo Gambacorta, Andrea Gerali, Alberto Locarno, Roberto Motto, Werner Roeger, Skander Van den Heuvel, Jan Vlček. Il lavoro analizza l’impatto economico dei nuovi standard regolamentari (“Basilea III”) e risponde alle seguenti domande: qual è l’impatto della riforma (1) sulla crescita economica di lungo termine e (2) sulla volatilità del PIL? (3) Qual è l’impatto dell’adozione di buffer di capitale anticiclici sulla volatilità del PIL? I principali risultati sono i seguenti. (1) Ogni punto percentuale di aumento dei requisiti di capitale provoca una perdita permanente del PIL dello 0,09 per cento rispetto al valore che si avrebbe in assenza di interventi regolamentari (mediana calcolata sulle stime dei vari modelli). L’effetto dei nuovi requisiti di liquidità è simile (circa lo 0,08 per cento). Queste stime non tengono conto dei benefici della nuova regolamentazione in termini di minore frequenza e gravità delle crisi finanziarie. (2) La riforma dovrebbe ridurre la volatilità del PIL. L’ampiezza dell’effetto è eterogenea nei vari modelli; l’effetto mediano è trascurabile. (3) L’adozione di buffer di capitale anticiclici potrebbe ridurre l’ampiezza delle fluttuazioni cicliche in misura non trascurabile.


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