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lunedì 24 gennaio 2011

Shiller: il buon senso aiuta l'economia

Segnalo l'articolo di Robert Shiller Cari economisti, ascoltate la gente - Il Sole 24 ORE.



L'economia divulgativa sta conoscendo un periodo di grande successo: libri, articoli, blog, dibattiti pubblici, tutti molto seguiti dalla gente comune. [...] Allora, perché la gente acquista sempre più libri scritti da economisti?
La spiegazione più interessante che ho sentito è la seguente: l'economia è diventata più avvincente, perché sembra non essere più una disciplina chiusa e finita. Non è divertente leggere un libro o un articolo secondo cui è meglio lasciare le previsioni economiche a modelli informatici, incomprensibili ai più. E, a dire il vero, la gente ha ragione: questi modelli possono sbagliare clamorosamente, pur avendo una certa base scientifica. Talvolta dobbiamo spegnere il pilota automatico e pensare autonomamente e, in caso di crisi, utilizzare il nostro migliore intelletto umano.
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3 commenti:

Gigi ha detto...

Shiller ha perfettamente ragione, anche se non sono d'accordo sulla suddivisione tra scienze esatte e scienze sociali. Ritengo invece che si debba parlare di meccanismi di ricerca di verità. Il meccanismo logico-deduttivo che parte da premesse ed arriva a conclusioni (il buon vecchio sillogismo aristotelico e successive modificazioni) e funziona bene nel caso della matematica, della geometria, della logica, che più che scienze sono linguaggi e hanno bisogno di una coerenza interna per evitare l'ambiguità e l'imprecisione (e qui poi si apre un discorso con i teoremi sull'incompletezza e l'indecidibilità, ma sono cose un po' complesse per essere trattate qui). Poi c'è il meccanismo induttivo che consiste nell'osservare delle regolarità per generalizzare in una legge (che a volte è solo correlazione statistica) delle ragioni di causa-effetto (e su questo merita di esser letto Taleb, Il Cigno Nero). Infine, tra i principali meccanismi di ricerca della verità da menzionare c'è la critica ovvero quel meccanismo che cerca la falsificazione di una teoria (e non la conferma) di quanto astrattamente dedotto da osservazioni. Anche la fisica funziona così, Einstein ha confutato Newton che a sua volta ha confutato le teorie precedenti (e poi non parlatemi di scienze esatte!). Come riportato da Shiller, nella finanza si è sempre cercata la conferma, a partire dai progenitori dei computer attuali e poco si è andati a criticare, con dati alla mano, le teorie di moda. Inoltre in economia molte teorie sono state (e sono anche ora) funzionali ad interessi (politici ed aziendali) per cui difficilmente si può pensare che ci sia sempre stata la serenità e l'obiettività di mettersi a lavorare per confutare questa o quella. Più spesso si è confermata la teoria più redditizia per qualcuno, con metodologie che sono più vicine a quelle di un vaticinio interessato che a quelle di uno scienziato senza macchia e senza paura, cavaliere della verità.

Anonimo ha detto...

Professor Gigi, tanto di cappello alla sua saggezza

Gigi ha detto...

Scusate del pistolotto, un po' fuori dal tema dei confidi, ma come logica conseguenza del commento di prima volevo aggiungere: piano, calma e gesso ogni volta che si prende in mano una teoria e la si brandisce come strumento oggettivo per fare cose che come sottoprodotto possono avere disastri umani inimmaginabili. Solitamente i soggetti dediti a questa arte della mistificazione teorica (manager, politici, economisti) si identificano con frasi tipo:
"E' il mercato, bellezza", "Gli affari sono affari", "E' la globalizzazione" e similari, come se le teorie economiche fossero enti astratti che prendono l'Uomo come oggetto, come mezzo di produzione o di consumo (l'espressione Risorse Umane è, secondo me, aberrante) e non come fine ultimo del nostro vivere.
Non è il mercato, la globalizzazione, il business che avanza. E' l'umanità che indietreggia.