aleablog

lunedì 17 gennaio 2011

Ricerca di Unioncamere Lombardia sui confidi



Cipriana Zorzoli, di Confidi Lombardia, mi ha inviato un ottimo resoconto del convegno di presentazione di un progetto di ricerca sui confidi (qui il programma). Lo ripropongo volentieri.
Mattinata interessante quella di venerdì scorso: sono stata alla presentazione del rapporto in oggetto (che vi allego con le sue slides di presentazione). Unioncamere, oltre a presentare la ricerca, propone alcune linee di nuovi interventi camerali sulle quali la dott.ssa Introzzi ha promesso l'apertura di tavoli tecnici di confronto per la definizione.
Altrettanto interessante è stata la discussione che ne è seguita e le presentazioni dei relatori che vi hanno partecipato (allego il programma per ora - non appena mi manderanno le slides allegherò anche quelle).
Fondamentale il messaggio passato da Rinaldi (Banca d'Italia - capo del Servizio suprvisione intermediari specializzati:
  • il Confidi deve saper valorizzare i suoi vantaggi e cioè: 1) la prossimità con il territorio, 2) la conoscenza della clientela
  • deve però fare attenzione alla sua maggior vulnerabilità che può consistere in una mancata vera analisi dell'azienda garantita
  • il Confidi deve fare GARANZIE e concentrarsi a fare bene quelle prima di fare altro
Vi scrivo inoltre in sintesi la relazione del prof. Stefano Caselli della Bocconi (che non aveva slides).
Per capire come il Confidi può sviluppare la sua attività nel prossimo periodo occorre avere chiara la situazione storica e attuale in cui si muove. Situazione che può essere sintetizzata su 3 direttrici: regole, imprese e banche.
REGOLE: l'eredità lasciata dalle normative di Basilea dell'ultimo decennio è così sintetizzabile:
  1. la capacità valutativa delle Banche è aumentata in modo esponenziale
  2. la metrica di valutazione delle Banche oggi è cambiata e il Confidi deve per forza adeguarsi a questa metrica
  3. i prodotti creditizi sono sempre più calibrati su PD e LGD del cliente
IMPRESE: Come le Banche hanno ragionato sul concetto di capitale=patrimonio dal 1986 a oggi, anche le Imprese ora sono chiamate a ragionare su questo tema e rafforzarsi. La partita oggi deve per forza essere sulla capitalizzazione: le imprese non hanno più la possibilità di "giocare" con la leva finanziaria e l'inflazione, non possono più nascondersi. I capitali ci sono (vedi patrimonio immobiliare) e quindi devono uscire allo scoperto. Banche e Confidi devono lavorare perchè le imprese si capitalizzino.

BANCHE: Oggi sono chiamate a 4 differenti sfide:
  1. dimensione: devono trovare la dimensione adeguata rispetto all'attività obiettivo
  2. relazione: devono ritrovare la relazione con il cliente
  3. internazionalizzazione
  4. valutazione
In questo contesto i Confidi sono chiamati a muoversi tenendo conto di due obiettivi fondamentali:
DIVERSIFICAZIONE: nel senso non di fare cose diverse dalla garanzia ma specilizzarsi e differenziarsi dando garanzie:
  • su ambiti specifici del credito (garanzie solo sul fabbisogno di circolante
  • o solo sul fabbisogno per investimenti....)
  • strumenti per l'equity (bridge financing o sostegno al buy back)
PRESIDIO DELL'ATTIVITA': trovare la dimensione ottimale, la massa critica e presidiarla. quindi se necessario aumentare la propria forza "muscolare" (aggregarsi) e "intellettuale" (formazione, risorse umane adeguate, advisor, consulente)

Rinaldi, sula relazione di Caselli, ha commentato dicendo di non essere d'accordo sull'intervento dei Confidi direttamente in campo di equity. I confidi si devono limitare a garantire il finanziamento bancario (capitale di debito).
Grazie, Cipriana, sicuramente anche a nome dei visitatori di aleablog.
Trovate tutta la documentazione sulla ricerca e il convegno sul sito del Consorzio camerale per il credito e la finanza.

Luca

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3 commenti:

Fabio ha detto...

Ero presente. Integro con l'interessante intervento a mio avviso del Presidente di Assoconfidi, focalizzato sui quesiti esistenziali riguardo i Confidi (mission, sostenibilità, ..).
Tra le varie considerazioni cito in sintesi:
- il garante deve fare solo il garante;
- la garanzia è un modello globale, sostenuta ovunque con risorse pubbliche;
- difficile crescere senza interventi sul patrimonio;
- banche: sono controparti con cui sinergicamente operare e quindi non devono essere coinvolte nella gestione dei Confidi (dibattito sull'allargamento della compagine sociale dei Confidi).
In merito alla rappresentatività dei Confidi, ha indicato che i Confidi rappresentano il 15% del credito concesso (stock) alle PMI (22,5 miliardi di Euro su 150). Finalmente, dopo le mie stime sui dati Banca d'Italia (rif. documento pubblicato in questo blog nell'aprile 2010), anche la rappresentanza Confidi si è mossa. Evidenzio che il dato (15%), riferendosi al rapporto finanziamenti garantiti dai Confidi e impieghi alle PMI, considera anche i finanziamenti ipotecari, che sappiamo essere un'operatività residuale dei Confidi (quindi, la percentuale dei chirografari, cresce).
In ultimo, riguardo l'intervento del Dr. Rinaldi, se non ho male interpretato, quando ha parlato dei rischi legati all'espansione, ha in pratica sostenuto che i Confidi non devono snaturalizzarsi diventando una sorta di garanti di professione (perdendo la logica mutualistica, anche in termini strettamente organizzativi). Chi sotto forma di Confidi mutualistico è organizzato a tutti gli effetti come un intermediario finanziario puro, verrà di fatto così valutato dalla vigilanza. L'affermazione (ripeto, se non ho male interpretato) è di rilievo. Ha poi comunicato che dall'indagine condotta da Banca d'Italia sui Confidi 107 (in attesa dei dati derivanti dalle segnalazioni di vigilanza), al 31/03/2010 le partite anomale erano pari al 9,41% dei rischi.

Sapio ha detto...

Complimenti anche da parte mia. Ricerca interessante. Mi piacerebbe approfondire il punto :"la garanzia è un modello globale, sostenuta ovunque con risorse pubbliche".
Quindi i Confidi che operano senza risorse pubbliche non possono esistere? Come fanno negli altri paesi? All'estero i Confidi sono così numerosi come in Italia?

Claudio D'Auria ha detto...

Ringrazio anche io Cipriana per l'interessante resoconto e anche Fabio per le ulteriori precisazioni.
Personalmente, mi discosto dalle opinioni dei due relatori, in quanto penso che un confidi possa (anzi, debba) fare anche altre cose, oltre alla garanzia. Naturalmente parlo di confidi vigilati.
Una modesta attività di credito diretto e, soprattutto, l'attività di consulenza alle imprese sono a mio avviso fondamentali sia per diversificare (e incrementare) le fonti di reddito sia per potesri porre come effettivo partner delle imprese socie.