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venerdì 16 aprile 2010

Il perché dei confidi (e il come): le riflessioni di Fabio Cutrera (Confapi Lombarda Fidi)



Fabio Cutrera, direttore di Confapi Lombarda Fidi, mi ha inviato le slide di un intervento da lui stesso presentato a un convegno a Brescia, insieme ad alcune considerazioni sul "nostro" dibattito in tema di confidi. Le slide riportano alcuni dati sulla composizione dell'offerta di credito alle imprese e sul peso delle garanzie confidi. Cutrera stima una quota di mercato pari al 25% del volume potenziale, quest'ultimo associato alle consistenze di credito bancario senza garanzia reale di importo unitario fino 5 milioni di euro più il 10% delle esposizioni da 5 a 25 milioni. Commenta il mutato ruolo dei confidi, e i pericoli di ridurlo al soccorso anti-crisi, che da solo non dà un futuro a nessuno. Tocca altri temi caldi, come l'accesso diretto delle banche al Fondo Centrale di Garanzia (escluso in Lazio e in Toscana), e l'urgenza (o meno) di cambiare i modelli operativi, andando verso pochi grandi confidi che accentrano la gestione di rischi di credito assicurabili (con interessanti paralleli con il mercato, e la regolamentazione, delle polizze RC auto).
Cito un passaggio sulla valutazione del credito, sul quale concordo pienamente:
Il metro di valutazione delle imprese da parte dei Confidi attuato fino agli anni novanta, si è rilevato in parte non appropriato per la concessione del credito negli ultimi anni; la maggiore selettività del mercato si è però mostrata in un arco temporale relativamente breve e fino a che gli effetti non hanno iniziato a manifestarsi con l’incremento dei default delle imprese finanziate, non si è di fatto metabolizzato l’entità del cambiamento del contesto economico e quindi non si è attuata una marcata revisione dei parametri per la concessione del credito
In pratica, alcuni elementi qualitativi fino agli anni novanta in molti casi determinanti per la solvibilità delle imprese (moralità degli imprenditori, storicità dell’azienda, radicamento nel mercato, ecc.), si sono rilevati meno determinanti.
Un’ultima considerazione: I Confidi non sono tutti uguali. In un contesto economico selettivo, i Confidi di riferimento industriale hanno una criticità aggiuntiva rispetto a quelli di altri settori, criticità derivante dalla concentrazione del rischio, per forza di cosa maggiore rispetto a Confidi attivi con imprese di minore dimensione e quindi che, senza operare scelte, hanno una maggiore frammentazione del rischio; ai Confidi industriali si impone quindi un maggior sforzo nella valutazione del merito di credito e nella valorizzazione di nuovi elementi qualitativi.

Luca

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40 commenti:

Gigi ha detto...

Ottima analisi nel merito, e coraggiosa, visto che viene da dentro il mondo dei confidi.
Mi permetto di sottolineare un punto che condivido particolarmente aggiungendo alcune considerazioni:
p.17 "la decisione strategica di garantire una quota consistente di imprese 'fragili' rispetto alla totalità del portafoglio di garanzie, si traduce inevitabilmente in una maggiore onerosità, che può essere attuata fino a che tale onerosità sia spendibile nel mercato. Al contrario, la decisione strategica di non garantire imprese fragili, porta a un impatto sulla mission"
Questo è un punto nodale in cui si sceglie tra business e solidarietà (quando sono in trade-off, non sempre) e mette in discussione, come giustamente rilevato, la mission dei confidi.
1) Se questa è legata alla mutualità, non è coerente discriminare il prezzo tra aziende più rischiose e aziende meno rischiose. Ovvero è più consono ad una mission solidale limitare tale discriminazione in modo che ci sia sussidiarietà (ovviamente escludendo le imprese chiaramente non finanziabili e quindi non garantibili!)
2) La logica assicurativa e quella solidale si assomigliano (la solidarità come assicurazione senza scopo di lucro?) e la discriminazione del prezzo in base al rischio è l'esatto contrario della solidarietà e della ripartizione economica del rischio (estremizzando la segmentazione tanto vale andare da un bookmaker anziché da un broker). Questo vale per i confidi ma anche per le assicurazioni. Se l'assicurazione auto ha tutti gli elementi per determinare in maniera puntuale il mio rischio discriminandolo rispetto al rischio del mio vicino di casa la logica non è più assicurativa (all'interno della quale ci sta un quota solidaristica) ma diventa una scommessa pura (più o meno...).
Infine condivido quasi completamente l'analisi di p. 20 dove viene evidenziato che i confidi non sono né strumenti né soggetti "generalisti" anticrisi. E' vero, ma quando le contingenze lo richiedono possono diventare strumento di politica economica anticiclica attraverso il sostegno pubblico. Anzi, a mio avviso, "devono" diventare strumento di politica economica, perché proprio attraverso i confidi le somme destinate al sostegno dell'economia possono essere impiegate nel modo più efficiente possibile. I soldi che lo stato (o le regioni) spendessero diversamente a sostegno dell'occupazione, probabilmente, sarebbero meno efficaci di quelli spesi sostenendo i confidi, proprio perché i confidi moltiplicano gli effetti di questa spesa pubblica, e li dirigono selettivamente verso quella tipologia di impresa (la medio-piccola) che più sostiene l'occupazione e, in generale, l'economia. Per questo motivo ritengo non "improprio" il ruolo che i confidi svolgono nei momenti di crisi, ma strutturale, anche se, determinato dalle contingenze.

Beppe ha detto...

L'intervento del dott. Cutrera è davvero un intervento eccezionale, che affronta lucidamente la densità dei temi più urgenti per i confidi (ma anche per le banche...) ed è per questo, mi sia consentito, profetico.
I temi trattati e le questioni sollevate (alcune delle quali già sottolineate dall'ottimo Gigi) devono condurre ad una profonda riflessione da parte di tutti gli operatori: ruolo dei confidi, modelli di sviluppo sostenibile, rapporti con le banche, interventi pubblici, rappresentano gli argomenti non più eludibili per delineare la tendenza non solo del confidi di domani, ma anche del mercato del credito di domani.
Da parte mia vorrei soltanto sottolineare, ancora una volta, la questione relativa agli interventi pubblici, da quelli statali a quelli regionali. Si tratta di operazioni che devono uscire dalla logica dell'emergenza e del contingente (tipica italiana) per divenire legittimamente parte di quelle strutture di sostegno di un'economia in velocissima evoluzione, in cui i confidi hanno l'onore e l'onere di svolgere un compito (sempre quello ma ora con modi nuovi) di assistere le imprese, motore del nostro sistema.
Per fare questo occorrono alcuni ingredienti necessari, a mio avviso:
- l'intelligenza delle norme e la capacità di tradurle in strumenti efficaci;
- la volontà/capacità di chi governa di saper guardare oltre (come fa il dott. Cutrera) con scelte forti e di "fondamento" (abolendo quelle abitudini, a volte insane, di prestare troppa attenzione alle scadenze, spesso elettorali...)
E quindi? Quindi vedo la necessità di parlare di quanto esposto dal dott. Cutrera, in modo da diffondere una maggiore sensibilità ai problemi che oggi ci "frenano" e perchè magari riusciamo a trovare una buona idea (o anche due....)

Nostradamus ha detto...

La prima parte dell'intervento di beppe mi chiama necessariamente in causa e stimola una mia profezia nel merito.
I confidi nascono in Italia, negli anni '50, dall'associazione di piccoli imprenditori che, su base assolutamente volontaristica, intendono superare le tradizionali difficoltà nell'accesso a fonti di finanziamento esterne.
Badate bene sulla base di tradizionali difficoltà nell'accesso al credito !
Sottolineo poi l'associazione di piccoli imprenditori.
Fatto questo riepilogo e chiudo :
- l'esigenza nasce da chi, da solo, non ha la forza per confontarsi con la " banca"<,
- l'esigenza di tanti piccoli si esrime attraverso l'associazionismo e si concretizza con una strumento- Il Confidi ;
- oggi il -confidi- non è piu' uno strumento sublime dell'associazione che risponde all'esigenza del piccolo imprenditore ma un'arma sofisticata e complessa modificata e plasmata dalla "banca" a suo uso e ponderazione che, sè necessario, và nel "culo" di chi ne ha originato la nascita !

Luca ha detto...

Nostradamus, meglio le quartine in francese arcaico dell'iperrealismo della sua chiusa ...

Michel de Notre Dame ha detto...

E' possibile che l'interpretazione di alcune "divinazioni" ,(che non erano, per mè, frutto di calcoli astronomici o astrologici, come facevano altri veggenti del tempo, ma piuttosto resoconti di cose viste e sentite durante stati di "coscienza alterata" ) in contraddizione ai "movimenti astratti ed informali", possano portare armonia e iperealismo, ovvero : l'immagine vera e autentica del "Consorzio Fidi" già noto come "Cooperativa di garanzia".
Insomma la missione era di aiutare le imprese ad avere credito e non le Banche.
Il reale per eccellenza. Si . Grazie Luca comunque per la tua pazienza nel tollerare anche qualche sincero estimatore di Michelangelo Pistoletto !

Cristiano ha detto...

Analisi lucida e puntuale: concordo su tutto.
Sono contento che partendo da situazioni ed esperienze diverse ormai tutti i rappresentanti dei confidi concordano che il Fondo Centrale così come è non va bene: il Fondo deve garantire i confidi, non le banche!

Sapio ha detto...

Il fondo deve aiutare le imprese e non i Confidi né le banche.

Gigi ha detto...

Il fondo deve aiutare l'economia. Ovvero le imprese, le banche, i confidi, l'occupazione, i dipendenti, i soci, gli imprenditori, i clienti, i fornitori, l'agenzia delle entrate, l'inps, io, tu, egli, noi,.....
Scusatemi, ma se si confondono i fini con i mezzi non se ne esce. Il fondo è uno strumento di politica economica. La politica economica ha degli obiettivi. Quali sono? Presumo far fare bella figura al governo, ops, scusate, volevo dire sostenere l'occupazione e quindi le imprese, e quindi i confidi e quindi il sistema finanziario e quindi.........tutti gli attori dell'economia. Da dove si comincia? Dall'uovo o dalla gallina? Prima le banche, prima i confidi, prima le imprese, prima la cassa integrazione?
E' difficile trovare soluzioni condivise a mente lucida figuriamoci con la "coscienza alterata".
Dire che il "confidi non è piu' uno strumento sublime dell'associazione che risponde all'esigenza del piccolo imprenditore ma un'arma sofisticata e complessa modificata e plasmata dalla banca a suo uso e ponderazione" costruita per far fuori le imprese esprime un'insofferenza di fondo verso il cambiamento imposto da leggi nazionali e l'adesione a norme e a comportamenti previsti da convenzioni internazionali (Basilea 2,3,4, etc.), condivisibili o meno.
Tutto cambia, anche i confidi. Non va bene il modo? Discutiamone!
La visione manichea (confidi e imprese da una parte, banche dall'altra) non è una lettura intelligente del mondo economico. Ci sono interessi contrapposti, ma la necessità di collaborare è nella natura delle cose. La buona volontà invece la devono cercare gli uomini e le donne che si occupano di queste cose.
Scusate il pistolotto, ma quando ce vò, ce vò!

Sapio ha detto...

@ Gigi: Bravo e Grazie !

Sergio ha detto...

Ottima analisi: sul MCC gli operatori dei confidi sono tutti concordi ormai.
Riporto un mio post precedente.
Mcc controgarantisce le aziende che hanno determinati parametri (le migliori ), con tempi lunghi (che si stanno ulteriormente allungando) e quindi i confidi non possono farci affidamento avendo bisogno di risposte certe e veloci.
Un fondo di controgaranzia ha un senso per i confidi se agisce con certezza e per massa (aziende con elevato merito creditizio ma anche aziende con basso standing) come il FEI (purtroppo lo stesso ha il limite del cap troppo basso).
Per l'impostazione attuale, MCC va a vantaggio di chi ne ha meno bisogno: le banche e le aziende migliori.
I confidi sono nati oltre 50 anni fa' per tutelare tutte le aziende (anche quelle in difficoltà) e per difenderle dalle banche: forse non ne abbiamo più bisogno.
PS
un aneddoto: ho partecipato ad un incontro in cui era invitato José Fernando Figueiredo Presidente dell'AECM: beh, non riusciva a capire il senso di un fondo di controgaranzia (MCC) a cui si potevano rivolgere direttamente le banche!

Sapio ha detto...

Per norma europea gli aiuti alle imprese con parametri critici sono aiuti di stato e, in quanto tali, vietati, salvo eccezioni autorizzate dopo notifica.

Antonello ha detto...

@ Sapio: cosa c'entra il tuo intervento? Se non sai cosa dire sta zitto.

Leo ha detto...

In questo momento esitono :
1) I confidi che offrono garanzie sussidiarie
2) I confidi intermediari vigilati che offrono garanzie a prima richiesta ma anche quelle sussidiarie
3) I confidi che offrono solo garanzie a prima richiesta
4) I confidi che fanno riassicurazione per i consorzi fidi di primo livello e che comunque offrono garanzie direttamente alle imprese che non sono confidi
Poi esistono Fondi pubblici per garantire, controgarantire e cogarantire ma solo alle imprese .
Ma ecco l'istituzione di fondi pubblici che oltre che garantire, controgarantire e cogarantire le imprese anche attraverso i confidi lo fanno permettendo direttamente alle banche di accedere al fondo.
In questo marasma tutti a discutere di elegibilità, mezzanino, cappato .
E via con varie tesi sull' inutile per le banche ma efficace per le imprese oppure utile per le banche ma molto complesso e caro per le imprese.
Va bene Gigi non va bene il medodo .
E tu Sergio che dici che dei confidi forse non c'è piu' bisogno potresti aver ragione , piuttosto come sono le piante di banane che hai intorno, molto alte ?

Sapio ha detto...

@ Antonello. Stavo rispondendo a Sergio che auspica un fondo per garantire le imprese in difficoltà (alias non sane e, in quanto tali, escluse dal FCG -che poi è di manica larga-). Non si può fare: le agevolazioni, per norma europea, sono riservate alle imprese sane.

Sergio ha detto...

@ Leo
Io intorno avrò le piante di banane, ma tu non sei capace neanche di comprendere la lingua italiana!!!!
Io intendevo proprio dire che i confidi sono indispensabili. Pensavo che dal tono del mio intervento una persona di intelligenza media ci arrivasse. Comunque addio, se uno non può neanche esprimere il proprio pensiero........

Paolo ha detto...

Leo: quale e' il senso dell'intervento? Quale e' il messaggio che volevi far passare, dopo aver fatto un elenco piuttosto scontato e aver piazzato una domanda botanica? Grazie

Conte Mascetti ha detto...

medodo, banane, chè ho sbagliato continente....?
o è semplice incontinenza verbale?

Luca ha detto...

Amici, il clima variabile e indeciso di questo aprile non giova all'umore. Teniamone conto quando scambiamo idee sul blog, e tiriamoci fuori agilmente dai botta e risposta più secchi, che non diventino animosi.

Nostradamus ha detto...

In effetti ha ragione Luca.
Immagino che l'elenco scontato di Leo fosse una rappresentazione del disordine che impera nel mondo delle garanzie in Italia. Cio' è reso piu' grave dall'esistenza di diverse organizzazioni nazionali associative di confidi che evidentemente non riescono ad incidere positivamente.
Adesso che il mercato nazionale delle garanzie avanza con la possibilità concreta che Tiziofidi Lombarda garantisca in Sicilia e Caiofidi Sicilia in Veneto, dovremo contaminare le nalisi tecniche con una linea di difesa sulla scelta della garanzia.
Ovvero sè ci fosse un'impresa sana che ha la necessità di un sostegno in termini di garanzia noi o voi come potremo tutelarla o meglio cosa potremo consigliarle? E sè invece l'impresa fosse in difficoltà quale sarebbe la linea di difesa per poter tenere la stessa nel mercato.
Sintetizzo : partiamo da zero e proviamo a costruire un confidi virtuale ( trasparente e competitivo ) che, sulla base delle regole ma anche ai limiti delle stesse, sia rispondente alle due necessità di garanzia e ipotizziamo di sostenerlo con un fondo regionale interagente con quello nazionale legato ad una formula o ente a carattere riassicurativo di dimensione "comunitaria" almeno 5 o 6 Stati aderenti .
Immaginiamo il tutto in una piattaforma informatica codificata in tempo reale e attraverso sistemi che possano garantire in tempo reale default, utilizzo dei fondi, statistiche e necessità andamentale.
Concludo : in uno scenario simile l'elegibilità e la ponderazione potrebbero essere soddisfatte e forse i confidi cambierebbero veste, quelli buoni -rating- potrebbero continuare a presidiare il territorio puntando alla qualità ( buon tasso per le imprese socie ) e alla tempestività ( convenzioni con le banche stringenti sulla velocità di erogazione)e non sarebbe piu' necessario che tutti diventino 107 ! Da fare prima del 2012 visto che la profezia dei maya incombe !!!

Bartolo Mililli ha detto...

Ciao a tutti! Luca, come procede il tuo progetto "business point"? Sono sicuro che i risultati della tua sperimentazione farebbero rivedere rapidamente le politiche strategiche di molti operatori...e parecchi dei precedenti post diventerebbero facilmente obsoleti. La consulenza finanziaria alle imprese quale strumento per fare restare competitivi i confidi nel tempo? Sapio, che ne pensi? Saluti.

Sapio ha detto...

Ciao Bartolo. La consulenza finanziaria: quella è la via. I Confidi diventeranno gli uffici distaccati delle banche presso le imprese (sopratutto quelle piccole o artigiane) e finalmente daranno alle imprese quell'aiuto che le banche non sanno e non possono più dare.

Bartolo Mililli ha detto...

Ciao Sapio, anche per me la via è quella e Luca c'è l'ha già indicata diversi mesi fa. La tua visione (confidi come sorta di sportello della Banca)potrebbe manifestarsi a breve, appena capiremo che fare utili (per rafforzare il patrimonio dei nostri confidi) solo assumendoci rischi con le garanzie personali può lasciare a terra molti morti e feriti. Altre strade? Servizi in outsorcing alle banche (?) esempio curare le agevolazioni previste dai vari enti territoriali (es. cciaa, regioni, provincie) quando i confidi sono disintermediati da scelte politiche cattive. Restiamo vicini alle imprese e avviamo percorsi di assistenza concreta. Forse la classificazione confidi 106-107-confidi banca è già stretta!?

Sapio ha detto...

Anche la cura delle agevolazioni, come dici tu, è una strada, anzi una grande strada.

Nic&Gabri ha detto...

Ciao a tutti.
In due parole: Business office integrato anche dalla consulenza legale, ma con livelli qualitativi elevati. La sfida vincente sarà quella di far incontrare l'economia con il diritto, applicati alla pratica; in realtà non sono due mondi separati....affatto!

Gigi ha detto...

Che il business office sia una necessità per tutti gli attori (imprese, confidi e banche) credo sia a noi chiaro. Come farlo capire alle imprese?
La consulenza se la dai gratis nessuno la apprezza, se la fai pagare nessuno la vuole (a parte la banche che devono dar la colpa a qualcuno delle scelte sbagliate ed è per questo che pagano i consulentoni americani che vendono banalità a peso d'oro).

Fabio ha detto...

Se mi è concesso, inviterei a procedere nello sforzo di elaborare e condividere un doppio binario e precisamente:
- un nuovo modello di fare Confidi ?
- cosa necessario nell'immediato, in tale contesto di crisi, tenuto conto che i Confidi sono in prima linea ?
Non perché personalmente non credo in un futuro di Confidi quali soggetti di consulenza più che di garanti (per varie ragioni, per cui non mi vorrei però ora dilungare), ma è che ora questo a mio avviso dovrebbe interessarci relativamente poco e anzi, rischia di deviarci e distrarci. Chiariamoci, abbiamo quanto mai bisogno di cultura finanziaria; non credo però in un ruolo di primo piano dei Confidi (sembra quasi un: 'visto che ormai esistiamo, vediamo di mutare l'attività'). Un inciso al riguardo: la mia personale esperienza purtroppo mi dice che ancora oggi la consulenza finanziaria è poco considerata da chi dovrebbe usufruirne; molte realtà associative l'hanno attivata (chi bene, chi meno) e fatica ad essere portata alle imprese (tra l'atro, realtà associative di cui molti Confidi sono emanazione, con un'ulteriore problematica per questi a riguardo dei ruoli).
Quindi, scusandomi con il Professore se mi dilungo, cosa che poco si addice ad un blog, mi prendo questa licenza e cerco di contribuire ulteriormente nell'elaborazione di tale doppio binario.
Un nuovo modello di fare Confidi ?
Al riguardo, cercherei di rimanere nell'ambito Confidi (e quindi di garanti del credito), più che di soggetti che fanno le attività connesse e complementari. Mi risulta che il sistema creditizio sia continuamente in ricerca di garanzie e strumenti per la mitigazione dei rischi di credito (in pratica, non vogliono/possono rischiare di perdere i soldi) e fino a che le cose rimarranno così, ci sarà bisogno di tradizionali garanti del credito. Il mondo è però cambiato e quindi giusto cercare di capire a quale modello dovemmo tendere. Dobbiamo però, per fare un parallelo, mentre progettiamo la costruzione di una nuova casa, che sarà pronta tra anni, aggiustare e salvaguardare quella vecchia, perché l'abbiamo portata, con delle rotelle, in prima linea al fronte ad accogliere i feriti, adattandola ad ospedale da campo. Ecco perché l'altra domanda su cosa fare nell'immediato. Progettiamo quindi e contemporaneamente curiamo le ferite e mutuiamo quanto più possibile. Su questo punto, sarei particolarmente interessato a titolo esemplificativo a chi voglia contribuire ad analizzare praticabilità, vantaggi e svantaggi a riguardo dell'ipotesi in chiusura di presentazione (l'ipotesi di un modello di fare Confidi quasi assicurativo)...

Fabio ha detto...

Cosa necessario nell'immediato, in tale contesto di crisi, tenuto conto che i Confidi sono in prima linea ?
Tante cose. Nella mia presentazione ne ho citate alcune quali il sostegno pubblico non essendo soggetti con un patrimonio adeguato a svolgere una funzione anticrisi che è stata invece svolta, un Fondo che sia sinergico e non anche un'alternativa, una correzione di rotta nella valutazione del merito di credito dopo un'autocritica, ecc. Anche su tale punto mi piacerebbe che si riuscisse ad individuare un pacchetto organico di misure, non fermandoci a discutere solo sul particolare, seppur necessario. Quindi, discutiamo del particolare ma non fermiamoci a quello, che deve rappresentare la modellazione di un pezzo del 'puzzle', che dovrà poi essere assemblato.
In tale punto, intervengo quindi anche sul particolare e affronto altresì talune altre questioni non scritte nella presentazione (altre ve ne sono ma diverrebbe veramente lunga).
Il Fondo: la discussione a mio avviso non deve continuamente focalizzarsi su chi il Fondo debba aiutare e come, ma se nel farlo e nell'arrecare vantaggi per una quota di imprese, possa arrecare indirettamente danni ad altra e forse più ampia categoria di imprese, trovandosi quest'ultima categoria ad operare in mutualità, tramite i Confidi, senza una quota parte di imprese potenzialmente più solvibili, con tutti i risvolti negativi che ciò può comportare sia per le imprese che per i Confidi "gestori" di tale mutualità. La richiamata normativa sugli aiuti di Stato alle imprese (compatibili/incompatibili), ha alla base infatti questo concetto: che gli aiuti non falsino o minaccino di falsare la concorrenza, in quanto, in tal caso, sono più dannosi che benefici. Non è quindi in discussione la finalità del Fondo e quali debbano essere i reali beneficiari. Per tornare al parallelo dell'assicurazione auto della presentazione:
cosa succederebbe se domani, lo Stato, autorizzasse le Poste Italiane all'attività di RC AUTO esclusivamente però nei confronti della popolazione compresa tra i 30 e i 50 anni che non ha fatto incidenti con colpa negli ultimi 7 anni, fissando il premio ad un valore simbolico di 1 Euro e che tale popolazione si spostasse in massa dalle compagnie private a Poste Italiane ?
Come minimo otterremmo che le compagnie di assicurazione private decuplicano dalla sera alla mattina il premio a coloro che sono rimasti; poi, col tempo, valuterebbero la praticabilità di continuare a svolgere tale attività.
E quindi, altre questioni che ci toccano da vicino, anche queste da collocare in una visione di insieme:
Centrale rischi di Banca d'Italia: nell'intervento ho lanciato il sasso chiedendo se tecnicamente sia possibile segnalare chi non paga e non sempre e in ogni caso chi non prende i soldi. La domanda era retorica in quanto la problematica non è tecnica, ma di ben altra matrice; è ora però, se vogliamo essere seri, di mettere in discussione tutto.
Quando procedo ad un acquisto e concordo il pagamento a mezzo ricevuta bancaria, prima della scadenza ricevo un avviso dalla Banca per procedere al pagamento e ogni volta mi arrabbio, in quanto mi viene offerta la possibilità senza motivarla di 'sporcare' la centrale rischi del mio fornitore e quindi la sua capacità di mantenere/ottenere credito bancario.
Tecnicamente difficile se tale avviso contenesse più opzioni quali a titolo esemplificativo: 1) rifiuto pagamento per mancanza fondi; 2) rifiuto pagamento perché già effettuato; 3) rifiuto pagamento in quanto fornitura/termini di pagamento non conformi; 4) procedo al pagamento ?
In questo modo si potrebbe segnalare in centrale rischi il creditore esclusivamente nei casi 2 e 3, offrendogli però la possibilità, in caso di falso, di procedere legalmente con relativi danni...

Fabio ha detto...

... Al contrario, nel primo caso verrebbe segnalato in centrale rischi chi non paga. Non è impossibile; quando si è voluto dare un giro di vite all'emissione degli assegni bancari scoperti, è bastata una semplice norma;
Le revoche, i passaggi a sofferenza, la fine dell'impresa e l'effetto a catena: possibile che sia la strada primaria ?
Ogni volta che apprendo di una revoca e passaggio a sofferenza, purtroppo non sporadicamente ultimamente, penso in ordine: al dramma degli imprenditori, al dramma delle loro famiglie, ai figli, penso ai dipendenti di tale impresa e quindi alle relative famiglie e, in fine, penso a quanti fornitori verranno chiamati dalle loro Banche in quanto non riceveranno gli incassi e per quanti di essi potrà innescarsi un effetto domino. In ultimo, guardo se e per quanto siamo coinvolti.
Quindi mi arrabbio perché mi domando se tale modo di operare sia la via maestra.
Ho la sensazione che si revochi con troppa facilità nel tentativo di recuperare e nel contempo di selezionare la clientela. Ma la selezione della clientela non si fa in contesti economici espansivi proprio per trovarsi, nei periodi peggiori, potenzialmente con una clientela più solvibile ?
Quante revoche e passaggi a sofferenza oggi portano a reali benefici in termini di recuperi ?
Si ha idea ogni volta che si revoca di cosa si scatena o la cosa è sfuggita di mano ?
Si sta revocando effettivamente ogni qual volta ci sono evidenze negative o si opera in ordine di recuperabilità e quindi, in primo luogo, il credito più garantito (Confidi compreso) ?
Ringrazio chi vorrà cogliere l'invito a riguardo dell'impostazione della discussione (esame del particolare e visione d'insieme).

Luca ha detto...

Leggo a ora inoltrata i commenti di Bartolo, Sapio, Gigi, Nic&Gabri e quello più diffuso di Fabio. Il dibattito ha messo in moto idee di grosso taglio, qui posso rispondere in due battute con promessa di riaprire il dibattito in post specializzati domani.
Business point: abbiamo seguito quattro casi, due molto interessanti. Sto cercando di coinvolgere associazioni di categoria e commercialisti illuminate/ati per lanciare il prossimo anno accademico il business point come mega-progetto di laboratorio / tirocinio per i nostri studenti. La poca esperienza fatta mi conferma quello che dite: ci sono vuoti enormi sia dal lato della domanda e che dell'offerta.
Consulenza vs garanzie: il confidi è un intermediario creditizio, ma il suo futuro dovrebbe portarlo a entrare di più nei processi di gestione finanziaria delle aziende. Come fa una società di factoring o di assicurazione crediti commerciali, mutatis mutandis. Una certa consulenza potrebbe essere sinergica rispetto alla garanzia, o sopperire al calo di lavoro sulle garanzie, producendo effetti simili nell'accesso al credito.
Regolamenti tra aziende e centrale rischi: se ci fosse più trasparenza e fluidità si eviterebbero molti problemi. Gli effetti a catena sistemici degli insoluti sono un fattore di contagio delle crisi che si potrebbe contenere molto. Ma chi si occupa di dirigere o disciplinare questo genere di traffico?

Nic&Gabri ha detto...

Ciao Gigi, tocchi l'argomento cruciale.
Come farlo capire alle imprese; bisogna partire proprio da questo! Innanzitutto sensibilizzare tanto (soprattutto nei momenti di crisi) e far capire che una consulenza che prevenga un danno ha un valore enorme; è un investimento al pari degli altri. Poi bisogna avere la capacità, con tanta pazienza e tempo, di costruire un rapporto fiduciario con l'imprenditore. Poi ancora, magari, cercare anche di fare sistema (come immagino pensi anche tu la buona consulenza preventiva è un bene per tutto il mercato). Ad esempio, si potrebbe pensare ad un progetto pilota che coinvolga direttamente gli interpreti dal basso: Banca-Confidi-B.O. e Imprese. Far accompagnare ad esempio la richiesta di finanziamento bancario e della garanzia confidi, da un serio progetto aziendale verificato dal B.O.(finanziariamente e giuridicamente) eventualmente anche accreditato.
Secondo noi gli imprenditori sani lo capirebbero e sarebbe anche uno strumento validissimo anche per distinguere le imprese che hanno un futuro da quelle che non lo hanno.

Sapio ha detto...

@ Fabio, poche cose:
Consulenza, io penso ai confidi come uffici distaccati delle banche per la pre-istruttoria. In quanto tali pagati dalle banche. Inoltre i Confidi dovrebbero continuare a fare quello che già fanno come aiuto alle imprese piccolissime o artigiane per presentare la domanda, e per questa parte, dovrebbero essere pagati dalle imprese.
Sistema creditizio alla ricerca di garanzie, certo, il problema è il costo. Le garanzie comprate al Confidi costano più che in banca. Le banche avevano però (ora con le nuove norme l'hanno meno)il problema di eludere il tetto anti-usura, e vedevano con favore l'intervento di un garante esterno.
Paragone con la RCA. E' un paragone sbagliato. La RCA è un sistema a mutualità OBBLIGATA per legge, inoltre la mutualità è all'interno delle classi di rischio o merito della bonus-malus.
Segnalazione dei cattivi pagatori, non esistono già le società di informazione commerciale per evitare di vendere a costoro?
Il problema è la giustizia civile inefficiente che alza il costo del credito in derivazione di una alta LGD. Questo è il problema dei problemi!
Ma lo deve risolvere la politica.

Fabio ha detto...

Anche la garanzia Confidi può essere ricompresa nella "mutualità obbligata" se di fatto necessaria per l'ottenimento del credito chirografario; spontaneamente le imprese ne farebbero tranquillamente a meno. Anche per i Confidi esistono di fatto classi di merito "bonsu-malus".
Le informazioni commerciali come segnalazione dei cattivi pagatori sono ben altra cosa di una segnalazione in centrale rischi del cattivo paragone. Ora il cattivo in Banca e in centrale rischi è solo chi non prende i soldi.

Sapio ha detto...

Anche per i Confidi esistono di fatto classi di merito .... ai quali dovrebbero corrispondere diversi costi della garanzia. Quindi la mutualità sarebbe confinata all'interno delle classi. Se lo stato si accollasse il costo dei peggiori (assurdo!)o dei migliori, nulla cambierebbe nel costo subito dagli altri.
Centrale rischi per i cattivi pagatori, ma qualche d'un altro al mondo lo fa?

Gigi ha detto...

Sono entusiasta di questo brainstorming generato dall'intervento di Cutrera, volte un po' caldo, ma sicuramente produttivo di molte idee.
Aggiungo, in tema di business office, e dopo aver letto le considerazioni di Draghi su banche meno rischiose e meno profittevoli, che anche le banche potrebbero, in collaborazione con le associazioni, i confidi, partecipare al progetto di business office. Gli addetti alle imprese si chiamano in tutte le banche consulenti imprese (con varianti che vanno da "piccole imprese", per arrivare a "small business"). In realtà non sono altro che venditori di credito, polizze e prodotti di investimento agli imprenditori, con meri obiettivi di vendita e il vincolo di non superare una certa rischiosità. Tutto il resto è propaganda aziendale. Se fossero veri e propri "consulenti" forse le banche spenderebbero qualcosa di più in formazione ma rischierebbero di meno perché avrebbero di fronte imprese che, proprio per la consulenza erogata, sarebbero meno rischiose. C'è da gestire il conflitto di interessi, certo non è facile, la mia è solo un'idea (che forse non supererà la selezione darwiniana) ma tanti anni fa gli addetti alle imprese nelle grandi banche si chiamavano "settoristi" e nonostante i risultati da raggiungere erano molto più consulenti dei consulenti di adesso.

Sapio ha detto...

@ Gigi, esattissimo! In banca non sanno più cos'è un'impresa e come intravederne il futuro.

Fabio ha detto...

Chiarito con Sapio che sul concetto di "mutualità obbligata" siamo in parte concordi e in parte distanti, non proseguirei oltre, lasciando la questione per l'elaborazione di un futuro modello di fare Confidi (da prendere in considerazione o da scartare, vediamo).
A riguardo della Centrale Rischi non mi fermerei alla considerazione che la proposta sarebbe unica al mondo. In Italia c'è sempre stata una scarsa considerazione dell'impegno preso al pagamento (si rimandano pagamenti di Ri.Ba. e fatture anticipate con troppa facilità).
A proposito, sulla rappresentatività Confidi nel segmento di operatività indicata nella presentazione nessuno a niente da commentare ?
Mi risulta che da troppo tempo ci sia stata fornita una rappresentazione molto diversa.

Sapio ha detto...

Contribuisco su un altro punto: la necessità di creare una piattaforma standard comune a tutti i Confidi ed a tutte le banche per lo scambio delle informazioni. l'ABI aveva cominciato ad occuparsene. Che notizie ci sono?
Ancora: art. 116 bis del TUB che dice che BdI può (può?, perché non deve?) imporre alle banche di spiegare gratuitamente alle imprese le ragioni del rating. Perché non si apre un tavolo con l'ABI su questo tema? Tema da estendere alla LGD ed alla EAD altrimenti la sola PD è inutile.

Beppe ha detto...

@ Sapio: ottime le piattaforme standard. Tuttavia per una priorità logica inizierei dal cercare una piattaforma standard per i bilanci dei confidi.
Peccato che non ci sia una sorta di ABIConfidi o qualcosa di simile (tipo un centro studi) che produca un qualcosa del genere.
Sarebbe davvero il benvenuto.

Gigi ha detto...

Sulle piattaforme bisogna intervenire pesantemente. Servono standard comunicativi, dai bilanci, alle segnalazioni (xbrl per le aziende è già in movimento, a quando un xbrl per i confidi?). Tutta la comunicazione banca, impresa, confidi deve essere automatizzata. Deve essere chiaro quale è il gioco, che deve essere affidato al mercato, e quali sono le regole del gioco che devono essere definite collettivamente (ovvero dal settore pubblico). Non si può lasciar al libero mercato la definizione delle regole del gioco. Il pubblico deve intervenire e fare delle scelte (condivise, ovviamente, ma la condivisione non deve prevalere sulla scelta di efficacia/efficienza, tanto più che se gli standard sono definiti normativamente, quelli sono e quelli restano).
Bankitalia, ABI, associazioni dei confidi e delle imprese devono lavorare (non fare tavoli in cui si discute solo!!!) e guadagnarsi il pane portando a casa degli standard. Certo, le resistenze saranno molte, penso a chi fa del data entry un business, ma è ora di mettere le teste a pensare e non a digitare dati su un computer.
Le teste non mancano.

millo ha detto...

un dibattito o meglio un brainstorming interessante, ma forse con un po troppa confusione.
credo che i differenti approcci e le differenti culture che emergono da un po tutti gli interventi rischiano di far perdere la ricchezza data dalle diversità creando una babele poco utile.
per spiegarmi evidenzio le seguenti coppie contrapposte, che sono solo una parte delle differenze culturali che ci attraversano:
confidi legati al mondo delle micro e piccole aziende versus confidi industriali
confidi di emanazione associativa versus confidi 'privati'
la mia esperienza è ascrivibile a quella di un confidi che opera per micro e piccole aziende (il finanziamento medio è di 70.000 euro), promosso e fortemente integrato con il mondo delle associazioni di rappresentanza, che si limita per patto costitutivo a fare 'la fabbrica della garanzia' lasciando alle associazioni il rapporto con le imprese e quindi i servizi di consulenza vari.
partendo da questo contesto sono in grado di portare eventuali contributi alla discussione comune sulla evoluzione dei confidi, la trasformazione in 107, l'espetamento di servizi aggiuntivi e il rapporto con le banche.
sostanzialmente non credo che ci possa essere una risposta univoca ai tanti temi toccati dal dibattito e anzi, i modelli possono essere estremamente diversi e contraddittori fra loro proprio perche lavoriamo su mercati totalmente diversi.
restano alcuni problemi strutturali comuni, quali la necessità di gestire i rischi, la formazione e la rappresentazione di bilanci, la relazione con il mondo bancario, su cui però non mi sembra che le associazioni dei confidi siano proprio all'anno zero.
Infine sono convinto che i confidi possono essere uno strumento di politica industriale rivolto al mondo delle PMI, in grado non solo di ampliare l'intervento pubblico per l'effetto leva che hanno, ma perchè permette all'intervento pubblico di raggiungere una moltitudine di imprenditori (l'imprenditore massa) singolarmente poco rilevante, ma con un rilevante peso economico se gestito appunto come massa, in termini di capacità di investimenti, di creazione di ricchezza e di occupazione. é vero che la UE non ammette aiuti di stato ad imprese decotte, ma se abbiamo salvato l'Alitalia perchè non possiamo trovare strumenti per far superare allae piccole imprese siutuazioni temporanee di difficoltà?
credo di essere stato anche troppo lungo, benchè potrei continuare a lungo a scrivere.....