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giovedì 19 novembre 2009

Aldo Bonomi sui confidi in agricoltura



Sul Sole 24 ore dell'8 novembre è uscito un articolo di Aldo Bonomi sui problemi di accesso al credito in agricoltura e sul ruolo dei confidi in quel settore. Bonomi osserva come le aziende agricole abbiano prima di tutto il problema di gestire la loro economicità, i rapporti con le banche e l'equilibrio finanziario, in un quadro nel quale le protezioni vengono meno.
Forse non sapete che il credito agrario è stato il mio primo tema di ricerca (anni 1981-1986). Aveva molto in comune con i confidi: interferenze delle politiche pubbliche, tanti attori dei più disparati (banche, istituti e sezioni di credito agrario, consorzi agrari, ecc.), forte voce in capitolo delle associazioni di settore. Di riforma del credito agrario si è discusso per varie legislature finché il TUB (DL 385/1993) ha fatto sì che gli istituti di credito speciale venissero dissolti nelle strutture di gruppo bancario. Il credito speciale agrario è desaparecido, e i prestiti alle aziende agricole sono diventati un prodotto tra i tanti, pur mantenendo le forme tecniche della normativa speciale del 1928.
Poche banche conoscevano questo settore. La presenza di un ordinamento speciale non favoriva certo il dinamismo e l'innovazione nei rapporti tra banche e aziende agricole, ma era meglio di niente. Negli anni successivi al 1993 si è dovuto ricominciare da zero, o quasi. Lo sviluppo dei confidi agricoli, e dei servizi di consulenza delle associazioni, sono la risposta, recente, a bisogni a lungo trascurati.
Più fortunati degli istituti speciali agrari, i confidi hanno condotto in porto la riforma del settore nel 2003, ma sappiamo bene quanto c'è voluto per passare dalla stesura all'attuazione, e siamo ancora in mezzo al guado.
Ragionare di confidi in agricoltura può essere una buona occasione per riflettere su errori ed omissioni da non ripetere, nell'uno e nell'altro settore.

Luca

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4 commenti:

BARBAPAPA' ha detto...

Con la chiusura degli istituti speciali di credito agrario si è buttato il bambino con all'acqua sporca; le professionalità al loro interno sono state incentivate all'esodo in maniera poco gentile ed in nome della mitizzata despecializzazione. Per anni le banche hanno fatto i loro utili con la finanza e le imprese agricole hanno trovato credito in funzione dell'enorme patrimonio che possedevano (privati imprenditori) o di agganci di varia natura (cooperative).
Quando la finanza è crollata e le banche hanno dovuto ricominciare a fare credito sono venuti al pettine tutti i nodi precedenti (mancanza di professionalità per valutare) ed attuali (Basilea 2 ed i suoi rating) generando i problemi di accesso al credito che stiamo vivendo. Riusciranno le banche a colmare il gap, e sopratutto: lo vogliono?
Riusciranno i confidi a fare da cinghia di trasmissione tra banche ed imprese, e sopratutto: lo vogliono?

Sapio ha detto...

Si può dire lo stesso della chiusura degli Istituti Speciali di Credito Industriale. Adesso la regione Friuli vuole chiudere pure l'ultimo rimasto.

Luca ha detto...

Caro Sapio, l'ultimo baluardo è il "nostro" Mediocredito Trentino-Alto Adige

BARBAPAPA' ha detto...

Scusate ma invece che ricordare i bei tempi che furono, come possiamo convincere le banche che prestare denaro alle imprese agricole è profittevole? Con i confidi?