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giovedì 15 ottobre 2009

Arriva la Banca del Mezzogiorno



Oggi la stampa dà risalto al piano di rilancio per il Mezzogiorno che sarà discusso oggi nel Consiglio dei Ministri. Piatto forte del piano è il ddl sulla Banca del Mezzogiorno. Cito dall'articolo di Isabella Bufacchi sul Sole di oggi:
Il provvedimento, un disegno di legge in cinque articoli, rafforza una serie di strumenti tradizionali, dal finanziamento bancario alla garanzia dello Stato, dal sistema di rete degli sportelli di banche e Poste sul territorio all'emissione di obbligazioni "di scopo" con interessi tassati al 5%: tutto questo per sviluppare la disponibilità del credito nel Mezzogiorno, storicamente svantaggiato rispetto al Centro-Nord, e migliorare le condizioni di raccolta per le imprese, soprattutto Pmi.[...]
Lo Stato resta socio fondatore dell'istituto, non oltre il quinquennio, però con un inciso inserito nell'ultim'ora: «La partecipazione pubblica non può in nessun caso e in nessun momento rappresentare la maggioranza delle azioni sottoscritte».
Il ruolo di Poste italiane è confermato: farà parte del comitato promotore della Banca, composto da un massimo di quindici membri (definito «snello» nella relazione tecnica) nominati dal presidente del consiglio su proposta del Mef. Poste metterà a disposizione la rete di sportelli «con apposite convenzioni».[...]
Per abbattere il costo della raccolta, la Banca del Mezzogiorno - di "secondo livello" dunque focalizzata sul medio-lungo termine - potrà contare su garanzie «a titolo oneroso, non gratuito» come chiarito nella relazione e sottolineato da due modifiche rispetto alla prima bozza del provvedimento. La Banca potrà emettere obbligazioni assistite da garanzia dello Stato, a un costo: un decreto dell'Economia fisserà «criteri, modalità e condizioni di prezzo per la concessione della garanzia pubblica». Tra i ritocchi al testo c'è l'inserimento di un altro decreto legge, questa volta a firma del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con l'Economia, per stabilire criteri e costi per l'uso della garanzia del Fondo centrale di garanzia per le Pmi: al ministro Scajola dunque viene riconosciuto un ruolo più operativo in questa operazione, rispetto alla prima bozza.
Un'altra novità del Ddl in arrivo è la puntualizzazione che la Banca del Mezzogiorno promuove il credito alle Pmi «anche con il supporto di intermediari finanziari con adeguato livello di patrimonializzazione». La norma infatti prevede, per le sole banche di credito cooperativo di nuova costituzione, la patrimonializzazione rappresentata dalla partecipazione dei soci finanziatori. La Banca del Mezzogiorno e altre banche potranno emettere obbligazioni speciali con durata di oltre 18 mesi, con interessi tassati al 5% per le persone fisiche e fino a 100.000 euro, per sostenere gli investimenti delle Pmi nel Sud. Tutto questo con il benestare di Bruxelles, nel rispetto dei vincoli europei agli aiuti di Stato.
Difficile dare una valutazione a caldo della proposta. Le critiche non sono mancate: alcuni (De Mattia su MF di ieri) temono una riproposizione degli Istituti meridionali di credito a medio termine (ISVEIMER, IRFIS e CIS), infelicemente conclusa; altri (Sommella su MF) prevedono resistenze della Banca d'Italia (rispetto al ruolo delle Poste) e dell'UE (aiuti di Stato). In realtà la proposta non blinda lo statuto del nuovo soggetto, ma piuttosto disegna un modello di banca di secondo livello con dei soci promotori (lo Stato, le Poste, le BCC, altri soggetti). Non ci si ferma però alla creazione di un Mediocredito Centrale (quello di una volta) per il Sud, si vuole anche creare fermento nelle reti bancarie, coinvolgendo le Poste e dando spazio al sistema del credito cooperativo. Il tutto per stimolare la concorrenza nei mercati bancari.
Per il sostegno finanziario e patrimoniale di questo progetto di rete, ci sono le norme che agevolano il funding (l'aliquota fiscale agevolata del 5% sui bond finalizzati - non esclusiva della Banca del Sud, la canalizzazione del risparmio postale e la possibile garanzia dello Stato) e la capitalizzazione (specie nei confronti delle BCC).
Un progetto aperto, quindi, che dovrà definire un programma di attività, raccogliere le adesioni di soci ed essere sottoposto all'iter autorizzativo di Banca d'Italia.
L'interrogativo che mi pongo è: cosa faranno i grandi gruppi che sono subentrati ai Banchi di Napoli e di Sicilia? E le altre realtà che hanno posizioni forti a livello regionale? Si coinvolgeranno in qualche modo in un progetto che, sicuramente, non esalta il loro ruolo?

Luca

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7 commenti:

Sapio ha detto...

Le garanzie dello Stato sulle obbligazioni fanno Debito Pubblico, non dimentichiamolo.

Salvo ha detto...

Il rischio (non è l'unico) è che vengano dirottate su questa Banca risorse altrimenti utili per altre iniziative a sostegno delle PMI

bartolo mililli ha detto...

Tremonti è da qualche settimana che si lamenta dello scarso credito che le banche fanno al sud e quindi ha rispolverato un suo vecchio progetto per minacciarle "velatamente" di fargli perdere consistenti quote di mercato costituendo la banca per il sud! Non sono in grado di giudicare il progetto ne tanto meno di oppormi ma probabilmente sarà un'altro istituto bancario con cui i confidi faranno una nuova convenzione. Nessun altro può essere vicino alle imprese nel loro territorio ed in maniera professionale come sanno fare molti confidi. La rete delle poste si è sempre occupato d'altro...Per questo motivo ritengo che LA BANCA DEL SUD (in prospettiva) SONO I CONFIDI!

excelsus ha detto...

Perchè ho il lieve sospetto che la Banca del Sud aggirerà i confidi con l'accesso diretto al Fondo nazionale di garanzia che peraltro in quelle regioni costa zero?

Luca ha detto...

La rete della Banca del Sud saranno gli sportelli delle banche socie (BCC in primis) e gli uffici postali. I secondi non hanno una capacità di gestioni di relazioni creditizie. Le prime hanno bisogno dei confidi? Meno dei gruppi maggiori, però anche loro hanno convenzioni. Quindi non è detto che i confidi siano tagliati fuori dal progetto.

Sapio ha detto...

Il progetto prevede che le BCC eroghino e rivendano il credito alla nuova banca di secondo livello. Sarà quindi quest'ultima ad assumersi il rischio ed a dettare le regole di erogazione. Questa cosa non ha mai funzionato per i contrasti di giudizio che genera. L'anno scorso l'Iccrea annunciò in pompa magna la costituzione del Fondo di Garanzia Istituzionale che doveva operare appunto così. Oggi è sparito. Per il resto ci penserà la BCE a stoppare tutto perché in contrasto con le norme sulla concorrenza, aiuti di stato e chi ne ha più ne metta. E' solo un annuncio per far credere che si sta facendo qualcosa per il Sud e rigettare sull'Europa il fallimento.

Andrea Gelfi ha detto...

La mia opinione è che la Banca del Sud, destinata a diventare privata entro pochi anni, svolgerà durante l'attuale legislatura un ruolo importante a prescindere dalla rete sul territorio e dai confidi, ma spetterà al prossimo governo, indipendentemente dalla sua estrazione, mantenere lo strumento efficace ed impedire che diventi, come temo, semplicemente una banca pagata dal pubblico per essere poi "regalata" al privato. Dopotutto sarebbe una banca con spalle non particolarmente forti e pertanto facile preda di altri gruppi che potranno approfittare di un portafoglio clienti avviato e difficile da perdere ad un prezzo che sarà senza dubbio più che ragionevole.