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mercoledì 28 gennaio 2009

Giannino sul sostegno creditizio alle imprese via Cassa DDPP



Riprendo uno spunto interessante (tutto da approfondire) da un intervento di Oscar Giannino sul sussidiario.net:
Ma c’è una discontinuità ancora maggiore da prendere in considerazione, ed è quella che a quanto mi risulta Emma Marcegaglia ha personalmente esposto al presidente del Consiglio. Se la crisi continua – come io purtroppo credo – finché non avverrà una riregulation finanziaria e una credibile pulizia degli asset detenuti dagli intermediari finanziari, a cominciare dagli Stati Uniti – cosa per la quale ci vorranno nel migliore dei casi due trimestri pieni, nel peggiore fino a tutto il 2010 – gli aiuti all’auto non rappresentano affatto la vera sfida da raccogliere. I sessantamila lavoratori a casa di cui ha parlato Marchionne potrebbero divenire fino a un milione e oltre, se non si inizia a pensare non solo – come si è già fatto – a garantire in maniera crescente il sostegno ai redditi ai cassintegrati aggiuntivi; ma anche a come sostenere le aziende nel loro conto economico e patrimoniale.
È un compito che rischia di essere spaventevole, ma è insieme affascinante. Non credo affatto che si tratti di pensare a nuove IRI, la storia non si ripete mai eguale. Ma attenzione: l’esperienza del consorzio sovvenzione valori industriali, che in Italia nacque nel 1912 sotto Giolitti e Nitti ben prima della crisi, qualcosa da insegnare ce l’ha ancora. Il mio modestissimo suggerimento è di rendere operativa al più presto una terza gestione della Cassa depositi e prestiti, che si affianchi a quella ordinaria e a quella speciale. Le modifiche statutarie che ne sono premessa sono già state adottate dal governo. Si tratta ora di immaginare come, alla Cassa che è esterna al recinto del bilancio e del debito pubblico (sempre grazie a Tremonti, non dimentichiamolo per favore), si possa procedere a garanzie per trasformare crediti a breve e medio in lungo termine. Ma anche a interventi straordinari e temporanei nel capitale, per sostenere i circolanti negativi ed evitare fallimenti a catena. Se poi non serviranno, meglio per tutti. Ma l’essenziale è che, se la crisi continua, non ci colga impreparati e con una macchina pubblica incapace di esperire istruttorie anche a centinaia, per valutare caso per caso il da farsi.

Luca

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