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mercoledì 17 dicembre 2008

Il mitico Ben



Come il mitico Thor, Ben Bernanke cala un'altra poderosa martellata sul costo del denaro negli USA. Ieri il Federal Open Market Committee ha approvato la riduzione del tasso obiettivo sui Fed Funds (il mercato overnight) dall'1% a un range da 0 a 0,25%. Il tasso sul rifinanziamento marginale è stato fissato a 0,5%. La mossa delle autorità monetarie in parte si adegua ai livelli di mercato dell'overnight che da settimane stazionavano ben al di sotto del precedente target dell'1%. Si disincentiva il flusso di ritorno di riserve libere dalle banche alla Fed, che ora remunera le riserve libere allo 0,25% (prima era l'1%, ben superiore all'overnight di mercato).
Ci sarebbero tante cose da dire, ma vi rimando ai commenti del Sole 24 ore e di Bloomberg. Accenno soltanto al confronto tra il caso odierno degli USA e quello del Giappone.
La Banca del Giappone ha tenuto il tasso di intervento a zero tra il 2001 e il 2006 inondando il sistema bancario di liquidità per rianimare l'offerta di credito e combattere la deflazione. L'abbondante liquidità a costo nullo non è bastata per convincere le banche a fare prestiti, finendo parcheggiata sui conti liberi presso la banca centrale, che sono cresciuti nove volte nel 2004.
Bernanke ha sottolineato che le politiche della Fed sono diverse perché ora negli USA la Fed non si limita a immettere liquidità col rifinanziamento, ma acquista direttamente asset rischiosi che finanziano i prestiti all'economia, come la commercial paper, le ABS di credito al consumo e i titoli delle agenzie per il credito all'edilizia. L'ha già fatto e lo farà ancora. Per tenere giù i tassi sulle scadenze non brevi, la Fed si è dichiarata disposta a massicci acquisti di treasury bonds.
Il Presidente della BCE non intende seguire questa discesa dei tassi sotto quello che lui ritiene un limite invalicabile per una politica monetaria governabile. A maggior ragione, il compito di tenere bassi i premi al rischio in Europa è lasciato ai Governi e al mercato. A Francoforte la grande paura storica non si chiama depressione del 1929, ma iperinflazione del primo dopoguerra.

Luca
PS ore 10.15 Trovate delle riflessioni chiare e interessanti sulle visioni di Fed e Bce in questo articolo di Sorrentino sul Sole 24 ore

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