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mercoledì 17 ottobre 2007

Visto che ne parlano tutti: derivati ed enti locali



Come era prevedibile, l'inchiesta di Report di domenica 14/10 (vedi questo blog), ha suscitato vasta eco. Ecco i commenti di Alessandro Profumo e una ripresa della notizia, entrambi dal Sole 24 ore.
Anche il capitolo sugli enti locali solleva diverse questioni:
- alcuni enti hanno stipulato derivati con un fair value positivo a loro pagato alla stipula (o cash flow positivi alle prime scadenze) per procurarsi, di fatto, dei finanziamenti in elusione dei limiti all'indebitamento;
- in contropartita si sono impegnati a pagare flussi futuri (da una certa data, magari lontana diversi anni, in poi) che sono sistematicamente a loro debito; a quanto si è inteso, anche in queste operazioni non mancano clausole esotiche che portano ad esposizioni corte con leva sulla volatilità dei tassi.
Il DM n. 389 dell'1/12/2003 già introduceva dei limiti all'uso di amortizing swap per la ristrutturazione del debito che miravano a prevenire l'allungamento (di fatto, il roll-over) dei mutui in essere: in particolare il DM limitava l'incidenza massima dell'eventuale upfront payment a favore dell'ente al momento del rinnovo e lo spostamento dei rimborsi sulle rate più lontane . Con il ricorso a forme strutturate penso sia facile eludere vincoli di quel genere, che sono pensati per forme standard di swap fisso contro fisso.
Sarebbe interessante conoscere l'entità di questo indebitamento sotterraneo, e soprattutto il suo costo atteso, in termini di tasso di rendimento implicito, al momento della stipula e alle condizioni vigenti oggi.
Quanti punti in più rispetto al rendimento dei titoli di Stato costano al contribuente italiano queste forme di debito improprio? A quanto ammonta l'esposizione al fair value? Quanto può variare la suddetta esposizione per la componente in opzioni?
Con i problemi giganteschi che ha la nostra finanza pubblica è irritante dover perdere tempo a districare questi arzigogoli. Adding insult to injury.

Luca

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